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Cao e Andi: “Controlli ‘attenti'sulle strutture odontoiatriche”

‘Cao c'è' lancia un grido d'allarme sulla legalità: troppe strutture sanitarie complesse si dichiarano semplici studi di dentisti come ‘scappatoia' per ottenere le autorizzazioni dalla regione Calabria

Maria Rita Montebelli
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Un grido d'allarme quello lanciato dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) della Regione Calabria, presieduta da Maria Vittoria Del Console, che condanna con forza le ‘pressioni' ricevute dalle Commissioni albi odontoiatri (Cao) degli Ordini professionali in merito alle autorizzazioni per le strutture sanitarie. Questo perché le Cao ‘presenti in prima linea' tentano di arginare con determinazione l'utilizzo di cavilli legislativi finalizzati a trovare un sistema di scappatoie idoneo a travalicare le leggi che disciplinano l'apertura delle strutture odontoiatriche, leggi – si badi bene – poste a tutela della difesa del diritto alla salute dei cittadini, che può essere garantita solo dai rigorosi parametri individuati come inderogabili per l'apertura di nuovi centri per la cura dei denti e non solo. Al fianco delle Commissioni odontoiatriche e del sindacato Andi Calabria è scesa in campo anche ‘Cao c'è', un folto gruppo di Commissioni odontoiatriche di tutta Italia, per stigmatizzare l'atteggiamento di alcuni colleghi nei confronti delle istituzioni ordinistiche: un cattivo esempio per l'intero paese e la categoria professionale. Il problema nasce dall'esistenza di tante leggi regionali (in particolare la più recente sul regime libero professionale) che disciplinano la materia e da ‘convenienti' interpretazioni che fanno alcuni colleghi, contro i quali gli enti ordinistici sono chiamati a intervenire, segnalando eventuali incongruenze e invitando le autorità preposte ad una verifica. Un'attività di vigilanza preziosa e indispensabile che ogni Cao deve svolgere con serenità e senza essere minimamente intaccata da atti intimatori che non trovano fondamento. Sulla possibilità di svolgere l'attività professionale, infatti, la normativa regionale indica due percorsi alternativi: studi professionali singoli o associati e strutture complesse. Per i primi, basta la Scia e le verifiche di Asl e Comune; per le seconde, la procedura è diversa e prevede anche la nomina di un direttore sanitario. Succede che alcune strutture all'occorrenza e per convenienza si dichiarano agli ispettori semplici studi al fine di aggirare il più complesso iter per poi pubblicizzare ingannevolmente la struttura quale centro odontoiatrico o clinica. Le denunce fatte dalla Cao contro questo preoccupante fenomeno non sono state gradite ad alcuni colleghi, ma il comparto di categoria rimane al fianco degli Ordini in una lotta per la legalità ed è pronto a porre in essere ulteriori azioni in difesa della comunità e dei dentisti che rispettano la legge. (ANDREA COEN TIRELLI)

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