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"Bisogna migliorare la burocrazia per migliorare le cure agli anziani"

La qualità e la digitalizzazione delle RSA lombarde consentirebbe di ridurre in modo drastico la burocrazia amministrativa nel rapporto con l'istituzione regionale. I dati dell'Osservatorio Settoriale sulle RSA della LIUC Business School

Maria Rita Montebelli
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L'attuale complesso di norme e verifiche varato negli anni dalla Regione Lombardia rappresenta un indiscutibile valore che ha permesso l'adozione di elevati standard operativi da parte delle RSA. Con l'innovazione tecnologica, a cui le strutture non si sono sottratte, molte pratiche sono ora divenute ridondanti e talvolta superflue fino a rappresentare un freno a un'ulteriore crescita nella qualità dei servizi che le RSA vorrebbero poter erogare ai propri assistiti e ai loro familiari. Basti pensare che in termini di ore, il 22 per cento dell'attività lavorativa di un medico in servizio in una Residenza Sanitaria per Anziani viene mediamente assorbito dalla burocrazia. Lo stesso accade agli educatori professionali, figure professionali impegnate in progetti per il mantenimento della vita di relazione e dell'autonomia, (17 per cento) e ai fisioterapisti (13 per cento).  Risulta evidente che uno snellimento della burocrazia reso possibile dalla razionalizzazione e dalle tecnologie consentirebbe al personale sanitario di concentrarsi maggiormente sulla sostanza e sulla qualità delle prestazioni erogate che non alla forma e alle formalità obbligatorie per legge. Il risultato andrebbe a tutto vantaggio degli anziani ricoverati e dei loro familiari, i quali potrebbero godere di una assistenza più accurata e più attenta, oltre che di medici e di personale di assistenza più presenti e addirittura più motivati nel concentrare il loro tempo nelle discipline che competono loro. I dati sono stati presentati nel convegno 'L'impatto economico-organizzativo delle attività burocratico-adempimentali nelle RSA lombarde: prospettive di semplificazione', organizzato dalla LIUC Business School con il contributo incondizionato dell'Associazione Gestori Servizi sociosanitari e cure Post Intensive (AGeSPI Lombardia). “Il risultato più importante dello studio è stato quello di aver misurato su basi oggettive e scientifiche l'impatto organizzativo ed economico della burocrazia nelle RSA lombarde. Sebbene, infatti, sia da sempre un tema al centro dell'attenzione all'interno del settore, sino ad oggi esistevano solo delle percezioni. Al riguardo, l'Università ha assolto anche il ruolo di garante per ciò che concerne la terzietà dei risultati – dichiara Antonio Sebastiano, direttore dell'Osservatorio RSA della LIUC – Oggi consegniamo con soddisfazione al settore delle RSA e alla Regione Lombardia un ampio e articolato patrimonio informativo che può costituire la base per avviare un dialogo costruttivo nel rispetto dei ruoli e delle finalità specifiche delle singole parti in gioco”. L'evento ha presentato uno studio che per la prima volta misura e dà sostanza oggettiva a ciò che l'esperienza professionale constata quotidianamente in tutte le organizzazioni che si occupano di assistenza agli anziani non autosufficienti (pubbliche, non profit e private). Nella ricerca è stato coinvolto un campione di 77 RSA di ogni natura giuridica, rappresentativo di oltre 9.300 posti letto. Si stima che la sola Lombardia offra oltre un terzo dei 267 mila posti letto disponibili in tutta Italia, con un numero complessivo di oltre 65 mila operatori impiegati nelle RSA. Dal punto di vista metodologico, l'indagine ha analizzato le quattro macro aree che maggiormente impattano sull'attività del personale delle RSA: debito informativo verso le ATS (Agenzie di Tutela della Salute); appropriatezza; requisiti di esercizio e accreditamento; ispezioni di vigilanza. A titolo esemplificativo, tra gli adempimenti oggetto di indagine rientrano la compilazione e trasmissione della documentazione attestante i requisiti soggettivi dell'ente gestore, piuttosto che la compilazione delle schede di monitoraggio delle contenzioni o, ancora, la rendicontazione giornaliere delle attività fisioterapiche ed educative erogate. Per ciascuna di queste aree operative si è giunti dunque, per la prima volta, a dati certi, chiari, misurati e documentati che rappresentano un punto di partenza fondamentale per delineare un percorso di riorganizzazione del lavoro delle RSA di concerto con Regione Lombardia.  Ma in che modo gli attuali adempimenti di legge riducono il tempo che potrebbe essere meglio impiegato dalle RSA per prendersi maggiormente cura dei propri assistiti? “Lo studio ha evidenziato una serie di adempimenti a basso valore aggiunto che prevedono un elevatissimo assorbimento di ore lavoro. Si pensi, ad esempio, alla rendicontazione giornaliera delle attività educative e riabilitative realizzate sul singolo ospite. Si tratta di un'attività che poco o nulla restituisce sulla capacità di preservare le autonomie sociali e motorie dell'ospite e che, tuttavia, sottrae molte ore di lavoro a questi professionisti che potrebbero più utilmente dedicarle per intensificare i servizi che erogano a vantaggio dei propri ospiti - dichiara Claudio Cavaleri, direttore generale di Villaggio Amico e associato AGeSPI Lombardia - E' stato calcolato come la razionalizzazione di sei attività burocratiche come la compilazione delle schede di monitoraggio, della contenzione fisica, la rendicontazione delle attività educative e fisioterapiche giornaliere, la misurazione dell'apporto idrico, la comunicazione e rendicontazione informativa ai parenti sulle tutele legali e la compilazione e trasmissione lista di attesa per ATS, ridurrebbero il tempo medio speso all'anno per ciascun posto letto da 46,45 ore a 20,16 ore; meno della metà".  La soluzione? Prendere atto dello standard elevato di gestione delle RSA lombarde e aggiornare le regole attraverso tavoli tecnici tra strutture e istituzione. Dal canto suo, AGeSPI, che ritiene di potersi fare portavoce delle esigenze di tutte le sigle associative del settore, ha studiato diverse semplificazioni partendo dalla digitalizzazione di alcuni processi, allo sfoltimento di altri, fino a operazioni che resterebbero in capo al personale delle ATS di incontro e controllo visivo degli anziani residenti in luogo delle attuali procedure di verifica della sola documentazione formale che potrebbe essere acquisita telematicamente. Le verifiche delle ATS potrebbero concentrarsi sulla constatazione diretta delle condizioni delle persone assistite invece di dedicare tempo all'esame di faldoni cartacei. “La proposta va a tutto vantaggio della tutela degli anziani ospitati nelle RSA, grazie a uno snellimento burocratico, in ottica di un miglioramento della qualità dei servizi erogati dalle singole strutture - conferma Mariuccia Rossini, presidente AGeSPI Nazionale - Vogliamo lavorare tutti insieme per una revisione unitaria della normativa regionale, da concordare fra tutte le associazioni del settore, che in sostanza chiedono tutte la stessa cosa alla Regione”. “Ci sta a cuore un clima di condivisione e collaborazione – dichiara Antonio Monteleone, presidente di AGeSPI Lombardia – pertanto sarebbe assai utile avviare due tavoli sulla semplificazione, uno riguardante la quotidianità operativa (lavoro di medici, infermieri, educatori, ecc.) l'altro concernente gli aspetti più generali (requisiti soggettivi, scheda struttura, scheda SOSIA, ecc.)”. “In un momento così delicato per il mondo non profit dovuto alla riforma del Terzo Settore, qualsiasi soluzione che vada verso una semplificazione dell'attuale sistema burocratico, non può che essere accolta con favore e entusiasmo dalle numerosissime RSA lombarde che la nostra associazione rappresenta”, conclude Marco Petrillo, vice presidente dell'Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale (UNEBA Lombardia). (PIERLUIGI MONTEBELLI)

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