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I pazienti con la psoriasi? “I più complessi da gestire”

È quanto emerso da un'indagine di Doxapharma. Secondo i dermatologi l'innovazione terapeutica ha cambiato però la qualità di vita delle persone con psoriasi lieve-moderata, contribuendo a migliorare anche il rapporto tra medico e paziente

Maria Rita Montebelli
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Per 8 dermatologi su 10 la psoriasi lieve-moderata è considerata la patologia della pelle più difficile da gestire. È quanto emerso dell'indagine condotta da Doxapharma, con il sostegno di LeoPharma, presentata a Roma. I medici hanno però evidenziato come le innovazioni terapeutiche abbiano nettamente migliorato la gestione della patologia da parte del dermatologo, ma anche ilrapporto e la comunicazione con il paziente: aspetto di grande peso considerando la natura cronica e recidivante di questa patologia. Preoccupazione, rassegnazione, depressione e altri aspetti psicologici legati alla patologia, come il vissuto di stigmatizzazione; caratteristiche cliniche come cronicità e presenza di recidive; la scarsa aderenza alle terapie topiche. Secondo i dermatologi sono questi gli aspetti che rendono i pazienti con psoriasi lieve-moderata più 'complessi' rispetto ad altri pazienti con patologie della pelle. “Questa tipologia di psoriasi impatta enormemente sul vissuto emotivo e sulla qualità di vita dei pazienti poiché intimamente legata all'esperienza soggettiva di malattia della persona – spiega Antonella Demma, psicologa-psicoterapeuta, docente di scuola di psicoterapia Aetos, Venezia – il paziente affetto da psoriasi lieve-moderata ha un profilo psicologico che può essere caratterizzato da ansia relazionale e tratti depressivi, soprattutto se la patologia colpisce aree visibili o sensibili del corpo (come ad esempio le parti intime), unitamente a preoccupazione e pessimismo, legati soprattutto all'assenza di certezze relative al decorso della malattia. Specialmente questi ultimi aspetti, correlati alla percezione di limitato controllo sull'andamento della patologia, sono alla base di un vissuto di frustrazione che può impattare negativamente sulla gestione della malattia”. L'indagine è stata condotta su un campione di 77 dermatologi, tra ospedalieri, ambulatoriali e privati, su tutto il territorio italiano, con una metodologia mista quali-quantitativa. Un campione rappresentativo equamente suddiviso tra uomini (48%) e donne (52%), con un'età media di 48 anni, e una media di 18 anni di anzianità professionale. Una buona comunicazione tra medico e paziente è sicuramente alla base di una corretta gestione della patologia: su questo è d'accordo (voti tra 7 e 10) il 97% dei dermatologi, con un valore medio di 9,1. Quello che è stato individuato come uno dei problemi principali del rapporto medico-paziente con psoriasi è che si tratta di un rapporto “farmaco-mediato”, ovvero influenzato dal tipo di terapia. Paradossalmente, secondo i dermatologi, a volte sono più difficili da gestire i pazienti con forme lievi-moderate, trattate con terapie topiche che presuppongono un ruolo più ‘attivo' e consapevole del paziente, rispetto a quelli con forme moderate-gravi trattate con farmaci biologici che agevolano una maggior aderenza terapeutica. L'aderenza alle terapie topiche è dunque il principale ostacolo sulla strada che porta al successo terapeutico. “La scarsa aderenza alle terapie, soprattutto a quelle topiche, rappresenta un grande limite per la possibilità di raggiungere i migliori outcome terapeutici e quindi un migliore controllo della patologia – dichiara Gabriella Fabbrocini, direttore di dermatologia e venereologia, Università degli studi Federico II di Napoli – per tale motivo è fondamentale ascoltare il paziente sin dall'inizio, conoscere le sue abitudini lavorative e ricreative, cercando di dare attenzione non solo alle lesioni cutanee, ma anche al suo vissuto emotivo e ai suoi bisogni insoddisfatti. Grande importanza deve essere fornita inoltre all'educazione dello stesso, in maniera tale che prenda coscienza della sua patologia e delle sue caratteristiche, potendo mettere in atto tutta quella serie di comportamenti e stili di vita che possano aiutare a contenere e a gestire la patologia nel lungo termine”. Il cambio di passo nelle terapie topiche avvenuto recentemente, in particolare con l'introduzione di un nuovo prodotto in schiuma spray a base di calcipotriolo-betametasone, ha contribuito a cambiare radicalmente lo scenario, secondo i medici interpellati da Doxapharma. Il 97% si dichiara infatti soddisfatto per i trattamenti oggi a disposizione e il livello di gradimento è aumentato vertiginosamente negli ultimi due anni, passando da 6,4 (con il 51% di voti da 1 a 6, statisticamente considerati negativi) a 8,5 (con 1% di voti da 1 a 6 e il 44% di voti da 9 a 10). Non è un caso che calcipotriolo-betametasone in schiuma spray rappresenti la terapia di riferimento per 7 dermatologi su 10: i motivi principali alla base di questo incremento nella soddisfazione risulta essere appunto la nuova formulazione in schiuma, unitamente ad una maggiore efficacia in generale. L'innovazione terapeutica ha sensibilmente migliorato la qualità di vita dei pazienti negli ultimi due anni, secondo i dermatologi – con un voto medio salito da 5,5 a 7,5 – e contribuisce per il 93% degli intervistati a migliorare il rapporto tra medico e paziente. La nuova formulazione di calcipotriolo e betametasonedipropionatoa dose fissa somministrata in schiuma spray è arrivata in Italia un anno fa, grazie all'impegno nella ricerca di LeoPharma. “Negli ultimi anni ci siamo focalizzati sulla ricerca di soluzioni topiche innovative, sia dal punto di vista farmacologico che di modalità di applicazione, che potessero rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti con psoriasi migliorandone la vita – afferma Paolo Pozzolini, country lead di LeoPharma Italia – la formulazione di calcipotriolo e betametasone in schiuma spray, a un anno dal suo arrivo, riesce a dare una risposta concreta a queste esigenze e l'apprezzamento da parte dei dermatologi che emerge dall'indagine di Doxapharma ne è una prova importante, un riscontro tangibile nella quotidianità della gestione della patologia”. (ANNA CAPASSO)

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