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Nuova arma per dimenticarenausea e vomito in gravidanza

La combinazione di doxilamina e piridossina è la prima e unica associazione specificatamente indicata per nausea e vomito nelle donne in attesa, raccomandata dalle Linee Guida dell'American College of Obstetricians and Gynecologists

Maria Rita Montebelli
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La gravidanza è un momento molto speciale per la vita di una donna. A volte però, anche durante una gestazione normale possono insorgere disturbi che minano la serenità e la tranquillità della futura mamma. Tra questi, il più diffuso è senz'altro la nausea o in alcuni casi il vomito, fenomeni molto comuni nel primo trimestre di gravidanza che fanno parte di una serie di sintomi di adattamento materno alla nuova condizione. La nausea colpisce fino all' l'80 per cento delle donne in stato interessante e nel 50% dei casi è associata a episodi di vomito. “Questo è un problema molto più diffuso di quanto effettivamente emerga, tuttavia se ne parla ancora in modo disomogeneo – afferma Irene Cetin, direttore UOC di Ostetricia e Ginecologia – Ospedale dei Bambini ‘Vittore Buzzi', Milano – Le cause della nausea in gravidanza ancora oggi non sono del tutto chiare. A scatenarla potrebbero essere in primo luogo i cambiamenti ormonali. Uno dei principali fattori che provoca questo malessere è infatti l'aumento dei livelli della gonadotropina corionica umana (Beta-hCG) - un ormone prodotto già pochi giorni dopo il concepimento - che raggiunge i massimi livelli nel sangue materno al terzo mese di gravidanza per poi decrescere”. Da oggi questi disturbi possono essere alleviati grazie alla combinazione di doxilamina succinato 10 mg e piridossina cloridrato (vitamina B6) 10 mg, la prima e unica associazione antiemetica specificatamente indicata per la nausea e vomito in gravidanza. "I risultati degli studi clinici condotti su oltre 200 mila donne hanno dimostrato che questo farmaco, efficace sin dalla sua prima somministrazione, è sicuro e ben tollerato per le donne in attesa – continua Irene Cetin – Il nuovo trattamento è raccomandato dalle Linee Guida ACOG (American College of Obstetricians and Gynecologists) come terapia farmacologica di prima scelta. La sicurezza fetale di questa terapia è stata dimostrata in numerosi studi epidemiologici”. Generalmente, la nausea compare tra la quarta e la nona settimana di gestazione, raggiungendo l'apice tra la settima e la dodicesima. Nella maggior parte dei casi, tende a sparire dopo il terzo mese di gravidanza, tuttavia circa il 15 per cento delle donne in dolce attesa continua ad avvertirne i sintomi anche in seguito. “In generale, ancora oggi, i ginecologi tendono a sottovalutare questo sintomo e a considerarlo una normale conseguenza della gravidanza, ma sappiamo bene che, in alcuni casi, le nausee delle prime settimane possono essere davvero molto fastidiose. Sebbene infatti la presenza di nausea e vomito non sia stata mai associata ad esiti avversi, la qualità di vita della gestante può risultarne gravemente compromessa”, aggiunge Irene Cetin. La gravidanza non dovrebbe stravolgere i ritmi abituali e può rappresentare anche l'occasione per migliorare il proprio stile di vita, adottando per esempio un'alimentazione più equilibrata, fattore molto a rischio in condizioni di nausea. In alcuni casi infatti le donne possono assumere comportamenti alimentari che tendono ad escludere alcuni cibi e quindi associarsi a carenze nutrizionali proprio nelle prime settimane, periodo durante il quale si programma l'espressione dei geni fetali. Nonostante si tratti, nella maggior parte dei casi, di un disturbo poco preoccupante dal punto di vista clinico, la presenza di nausea e vomito può interferire e impattare significativamente anche nella vita familiare, sociale e lavorativa della futura mamma intaccando in senso generale le relazioni personali. “Dal punto di vista emotivo e psicologico i disturbi dei primi mesi di gestazione possono portare la donna a sentirsi molto ansiosa e preoccupata anche sull'esito finale della gravidanza stessa e, in alcuni casi, dissimulare il problema o accettarlo passivamente per paura di essere discriminata o etichettata. – dichiara Elsa Viora, presidente dell'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) – In questo senso la figura del ginecologo risulta estremamente importante: il nostro ruolo consiste infatti nell'informare la donna che, pur trattandosi di disturbi spiacevoli che interessano la maggioranza, non devono per questo essere nascosti, trascurati né tantomeno diventare debilitanti”. Il tema del ‘maternage' in tutte le sue sfaccettature è oggi fondamentale nella relazione medico-paziente: l'immedesimarsi nella persona che si ha di fronte, ma anche e soprattutto la possibilità di donare una dimensione di maternità meno traumatica e più serena attraverso l'ascolto, l'accoglienza e il dialogo rappresentano una soluzione per alleviare lo stress associato alla gestazione, periodo particolare della vita di una donna. “Ciò che spinge la donna a scegliere il proprio ginecologo e ad affidarsi a lui/lei per tutti e nove i mesi della gravidanza è sicuramente la fiducia: elemento imprescindibile per la futura mamma alla base del rapporto medico-paziente, senza differenza di genere. Ma per tutelare questo rapporto ‘privilegiato' occorre fare un passo in più, partendo da un percorso di formazione e di informazione per i due principali referenti della donna in dolce attesa: il medico di medicina generale in prima battuta e ovviamente il ginecologo”, dichiara Caterina Ermio, past president dell'Associazione Italiana Donne Medico (AIDM) e direttore f.f. Neurologia, Presidio Ospedaliero Lamezia Terme, ASP Catanzaro. La gravidanza non è una malattia, ma nemmeno una prova di resistenza per la donna che decide di mettere al mondo un figlio. In molti casi, i disturbi associati alla gravidanza possono incidere in maniera significativa anche sulla vita di coppia, nei casi più impattanti con un rifiuto del partner per l'evocazione di un senso di colpa e la necessità di doversi, in qualche modo, giustificare. Per questo motivo il riconoscimento da parte del partner di questa situazione e, soprattutto del fatto che la donna può oggi intervenire per contrastarla, rappresenta già una terapia per la futura mamma. La presenza di un marito o di un compagno ‘compliante' può sicuramente contribuire e vivere meglio la gravidanza. “L'impatto sulla qualità della vita può essere rilevante, compromettendo la quotidianità e, in particolare, la normale vita di coppia – dichiara Francesca Merzagora, presidente di Onda, l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere  –  Anche in Italia, oltre che negli USA e nei Paesi nordici, è importante far emergere e condividere questo problema con un'opportuna comunicazione e offrire, in aggiunta alla modifica dell'alimentazione e degli stili di vita, soluzioni farmacologiche efficaci e sicure in grado di porre fine a nausea, vomito”. Ecco perché c'è la necessità di trovare soluzioni che permettano alla donna di vivere al meglio questo momento, in tutti i sensi. "Avere a disposizione un prodotto efficace, sicuro e specifico per la nausea e il vomito in gravidanza è quindi prima di tutto un'attenzione e una forma di rispetto verso la donna stessa che vede riconosciuto un disturbo che, in quanto tale, va curato e alleviato. Preservare la qualità di vita della futura mamma dovrebbe diventare per noi specialisti un obiettivo clinico”, conclude Elsa Viora. (EUGENIA SERMONTI)

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