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Il bacio è il vero motore dell'eccitazione sessuale

Purtroppo, però, non sempre desiderio ed erezione sono collegati: secondo i dati della ricerca GfK il 13 per cento dei maschi italiani vive il problema della défaillance sessuale in maniera intermittente o cronica

Maria Rita Montebelli
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Tutto il mondo è paese. Anche nella cosa per noi più naturale, il bacio. Se nelle culture europee il bacio è ampiamente riconosciuto come gesto d'amore o quantomeno d'affetto, in certe zone del mondo mantiene ancora un connotato di stranezza se non di pericolosità, come ad esempio in quella africana dello Zambia, dove si crede di perdere l'anima baciandosi, o di volgarità, come per la tribù brasiliana Mehinaku. Il bacio romantico, inoltre, è conosciuto solo dal 55 per cento dei Nord Americani, mentre pare sia del tutto sconosciuto tra le culture indigene dell'Africa sub-sahariana, del centro America e dell'Amazzonia, o della Nuova Guinea. Rimane dunque prettamente europeo il bacio alla francese, appassionato e ricco di desiderio: un bacio coinvolgente ed eccitante, che induce spesso la voglia sessuale. Ogni cultura, quindi, ha un suo modo di intendere il rito del bacio che domani, come ogni 6 luglio, viene globalmente celebrato nel World Kiss Day, ricorrenza di origine british che l'anno prossimo compirà 30 anni. E anche Ticket to Love, la campagna dedicata al benessere sessuale di IBSA Italia, si unisce ai festeggiamenti celebrando questo romantico atto d'amore. “L'atto del baciarsi prevede anche uno scambio di feromoni, le sostanze che in moltissimi animali attivano il meccanismo di attrazione sessuale. I feromoni stimolano il rinencefalo, parte della corteccia comprendente le strutture nervose dell'olfatto e l'ippocampo, portando all'erezione nell'uomo e all'eccitazione nella donna – sottolinea il professor Emmanuele A. Jannini, ordinario di Endocrinologia e Sessuologia Medica dell'Università Tor Vergata di Roma – Oltre ai feromoni, l'uomo trasmette anche testosterone; il bacio, inoltre, induce la produzione di ossitocina, il cosiddetto ‘ormone dell'amore', che porta al rilassamento, regola la temperatura corporea e favorisce l'emozionalità”.Di regola, nell'uomo il desiderio e la voglia sessuale generati anche da un semplice bacio possono portare all'erezione ma, soprattutto con l'avanzare dell'età, desiderio ed erezione non sempre sono collegati: il fisico, infatti, può non rispondere agli input dati dalla mente e viaggiare su un binario separato. “Un'erezione difficoltosa, se frequente, dovrebbe essere riconosciuta come un campanello d'allarme, rappresentare un'occasione per riflettere sul proprio stile di vita e per cominciare a prestare maggiore attenzione alla propria salute sessuale; il maschio ha bisogno di essere accompagnato a riconoscere il problema, di essere supportato da professionisti per comprendere che il miglioramento del benessere sessuale gioca un ruolo fondamentale nel miglioramento complessivo della sua qualità di vita – prosegue Jannini - oggi esistono soluzioni terapeutiche discrete e facili da assumere, alleate del maschio che ricerca la discrezione del trattamento farmacologico, oltre all'efficacia. Il sildenafil, la prima e storica pillola per l'erezione, si è evoluto nella forma e nei dosaggi, più personalizzabili, presentandosi anche come un film orodispersibile che si tiene nel portafoglio, il ‘ticket to love'. Il Ticket to Love si scoglie in bocca senza bisogno d acqua, e funziona come un prolungamento dell'atto di baciarsi, ricollegando l'erezione a questo gesto così tipico dell'amore umano”. La ricerca sull'identità sessuale maschile di GfK, condotta con il supporto di IBSA Farmaceutici Italia nell'ambito della campagna 'Ticket to Love', ha confermato che i problemi di erezione riguardano una fetta significativa dei maschi italiani: il 51 per cento degli intervistati ha conosciuto il problema della défaillance sessuale almeno una volta nella vita, mentre per il 13 per cento si tratta di un problema che si presenta in maniera intermittente o cronica (da una volta su quattro a ogni rapporto). Di coloro che hanno il problema, la percentuale dei più giovani (35-44 anni) è comunque rilevante (17 per cento). (EUGENIA SERMONTI)

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