Il programma di trapianto del reneche offre più possibilità ai riceventi
Un'innovazione a livello mondiale prevede di fare ricorso al trapianto da cadavere per innescare delle catene di trapianto da donatore vivente. La fase sperimentale è partita nel marzo 2018 e ha dato ottimi esiti
Nel 2018 in Italia sono stati effettuati 2.117 trapianti di rene: in 287 casi l'intervento è stato possibile grazie a un donatore vivente. Un dato positivo ma migliorabile, considerando che attualmente sono circa 6.700 le persone in attesa di un trapianto che potrebbe salvar loro la vita. Per questi pazienti si profila una nuova opportunità grazie al nuovissimo programma di trapianto da vivente attivo sul territorio nazionale: la modalità deceased kidney (Dec-k). "L'opzione del trapianto da vivente in Italia è sempre più utilizzata dai pazienti con insufficienza renale cronica, grazie anche agli ottimi risultati e alla totale sicurezza della procedura per il donatore - spiega il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo - Tuttavia spesso la donazione diretta tra persone legate affettivamente non è possibile a causa di un'incompatibilità immunologica. Il programma Dec-k è una grande occasione per aumentare il numero dei trapianti da vivente, che è uno degli obiettivi principali della nostra rete trapiantologica nazionale". Si tratta di una particolare tipologia di trapianto cross-over, una procedura che viene usata quando il donatore e il ricevente non sono compatibili e che consiste nello ‘scambiare' donatori e riceventi di coppie nella medesima situazione. Nel caso del Dec-k la catena di scambio di donatori viventi tra coppie incompatibili viene innescata da un donatore deceduto. Questo aumenta le possibilità di incrocio tra i candidati al trapianto, riduce i tempi della lista d'attesa e permette di curare un numero maggiore di pazienti. La catena, inoltre, si conclude con la ‘restituzione' dell'organo da parte dell'ultimo donatore vivente a un paziente in lista d'attesa da cadavere. Il programma Dec-k è un'innovazione a livello mondiale: la fase sperimentale è partita nel marzo 2018 grazie al lavoro del Centro trapianti di rene e pancreas dell'azienda ospedaliera dell'Università di Padova, diretto dal professor Paolo Rigotti, del Centro regionale trapianti della regione Veneto e del Nord Italia Transplant. Ad oggi sono state realizzate 5 catene di questo tipo: complessivamente le coppie coinvolte sono state 9 mentre i trapianti sono stati 14, realizzati, oltre che a Padova, nei centri di Bari, Parma e Bologna. (MATILDE SCUDERI)