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Allarme-resistenza: non risponde più all'antibiotico un batterio su 3

Ogni anno in Italia 10 mila persone muoiono per un'infezione che non risponde più a nessun antibiotico. E' una delle conseguenze dell'antibiotico-resistenza, causata dall'uso smodato e inappropriato che si è fatto di questi farmaci salvavita

Maria Rita Montebelli
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Per molti questa è la settimana del ‘black Friday', ma per il nostro bene, dovremmo tutti ricordare che a livello mondiale questa è anche la settimana dedicata anche all'uso consapevole degli antibiotici, farmaci salvavita che vengono purtroppo usati troppo e male. E le conseguenze di un cattivo uso di questi farmaci straordinari sono terribili. In gergo tecnico si chiama ‘antibiotico-resistenza' e in pratica significa che i batteri hanno imparato a difendersi dagli antibiotici. Talmente bene, che alcuni di loro non vengono più uccisi da alcun antibiotico. In un certo senso insomma siamo tornati all'epoca pre-terapia antibiotica, quella prima della seconda guerra mondiale. E come allora, in tanti rischiano di morire per infezioni, fino a qualche anno fa curabilissime. La colpa è in buona parte dell'uso massiccio, troppo disinvolto e spesso inutile che si fa di questi farmaci, usati spesso al primo colpo di tosse, senza alcun criterio. L'Italia purtroppo nel panorama internazionale è uno di quei Paesi che si comportano peggio rispetto all'appropriatezza delle prescrizioni di antibiotici. Secondo il rapporto Sanità Ocse 2019, siamo infatti al secondo posto per numero di prescrizioni di antibiotici nelle cure primarie; e non sorprende dunque che il nostro Paese sia, a livello europeo, quello con il maggior numero di morti causata da batteri resistenti agli antibiotici (oltre 10 mila decessi l'anno), con un trend in crescita. Il Ministero della Salute, in tema di #AntibioticoResistenza ha realizzato un bellissimo video diffuso sui social che spiega cosa sono gli antibiotici, ripercorrendone la storia (i primi esempi di terapia antibiotica sono le muffe della soia nella Cina del 2.500 a.C. e le muffe di cereali dei Maya), fino alla scoperta del primo antibiotico, la penicillina, attribuita ad Alexander Fleming nel 1927 (anche se trent'anni prima, Vincenzo Tiberio, ribattezzato il Fleming molisano, aveva già ipotizzato il potere di alcune muffe contro i batteri). Il video spiega anche come, modificando il proprio corredo genetico, i batteri siano in grado di sviluppare resistenza agli antibiotici. Esiste un rapporto certo tra il consumo eccessivo e inappropriato degli antibiotici e il fenomeno della resistenza. E il fenomeno è tutt'altro che raro, visto che oggi in Europa 1 batterio su 3 resiste agli antibiotici. E il fenomeno è in aumento in tutto il mondo: nel 2050 sono previsti 10 milioni di decessi causata dall'antibiotico-resistenza. Più del cancro. Dall'altra parte dell'oceano, dove il problema dell'antibiotico-resistenza è altrettanto grave e sentito, il Surgeon General (l'equivalente del Ministro della Salute americano) ha realizzato una campagna social (#BeAntibioticsAware), con la quale ricorda che assumere antibiotici per la maggior parte delle otiti, delle sinusiti e delle bronchiti è sostanzialmente inutile ai fini della guarigione e dannoso per il discorso dell'antibiotico-resistenza. Meglio insomma riservarli per curare polmoniti, infezioni delle vie urinarie o tonsilliti da streptococco. E per cercare di arginare il fenomeno della prescrizione inappropriata di antibiotici, Altroconsumo e Slow Medicine si sono mossi per avanzare delle proposte concrete. Insieme a 16 società scientifiche di medici, infermieri, farmacisti e veterinari, nell'ambito del progetto ‘Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy',  hanno messo a punto un ‘Manifesto' che idealmente ogni medico dovrebbe sottoscrivere, esponendolo negli ambulatori e negli ospedali o diffondendolo sui social con l'hashtag #menoemeglio. ‘Meno' si riferisce appunto all'impegno di non prescrivere antibiotici nei casi in cui non servono (es. comuni infezioni respiratorie in genere virali, come influenza, tosse, sinusite, tosse, bronchite o in caso di batteri nelle urine, senza sintomi), per poterli prescrivere ‘meglio', mantenendone tutta l'efficacia nei casi in cui davvero servono. “Come Organizzazione di consumatori - dichiara Ivo Tarantino, responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo – siamo impegnati da anni su questo tema da più punti di vista. Dai test che conduciamo sulle carni, ai consigli pratici in casa e in cucina, a questo Manifesto intendiamo contribuire in maniera concreta alla risoluzione del problema. Vogliamo che – anche attraverso l'impegno dei medici – i cittadini siano sempre più informati e consapevoli sui rischi connessi all'uso eccessivo ed improprio di questi farmaci”. “Il progetto ‘Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy' – dichiara Sandra Vernero, medico, vicepresidente di Slow Medicine e coordinatrice di Choosing Wisely Italy – è stato lanciato in Italia da Slow Medicine ed è inserito in un vasto movimento internazionale. Con 250 raccomandazioni definite dalle società scientifiche, il progetto rappresenta una assunzione di responsabilità dei medici e degli altri professionisti nei confronti di esami, farmaci e trattamenti che non sono necessari e possono provocare danni, tra cui le prescrizioni inappropriate di antibiotici. Siamo sicuri che i medici italiani aderiranno a questa campagna che testimonia il loro impegno a utilizzare gli antibiotici con prudenza e ad informare pazienti e cittadini della minaccia rappresentata dalle crescenti antimicrobico resistenze”. (MARIA RITA MONTEBELLI)

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