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Riscaldamento globale, il climatologo Franco Prodi: "Il global warming non c'entra con il buco dell'ozono"

Matteo Legnani
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La notizia è questa: dal 2005 ad oggi il "buco dell'ozono" si è ridotto del 20%. E la Nasa stima che possa addirittura chiudersi entro il 2060. E' sicuramente di quelle per cui festeggiare. E per finirla di parlare a vanvera di "riscaldamento globale". "I due fenomeni - spiega su Il Giorno il climatologo Franco Prodi commentando proprio i dati Nasa - sono del tutto distinti. Il cosiddetto global warming non causa il buco nell'ozono. E il dato che sta emergendo ne è una prova". Quel che ha funzionato, prosegue Prodi, "è il divieto su scala globale dell'impiego dei clorofluorocarburi, o cfc, che erano impiegati in grandissima quantità nelle bombolette spray e nei frigoriferi. Quei cfc, finendo direttamente in atmosfera e salendo a quote alte, diventavano a contatto col calore dei raggi solari combustibile, che bruciando distruggeva le molecole di ozono. Ora il fenomeno è assai più ridotto". Prodi si dice per la verità anche scettico sull'esistenza di un rapporto diretto tra attività umane e riscaldamento globale: "Il clima - spiega - non può non cambiare, perchè è determinato dalle stelle, in primis il sole, e dal rapporto tra la terra e vari aspetti astrofisici e astronomici. E purtroppo la conoscenza completa del sistema clima ancora non c'è".

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