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Infarto, perché gli italiani ignorano le malattie che uccidono di più: cosa temono

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Gino Coala
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È ancora il cancro la malattia più temuta in assoluto nel nostro Paese, messa al primo posto dal 78% degli intervistati, le percentuali variano molto poco se si guarda alle singole fasce d' età, e questa patologia è seguita, con il 47% delle risposte, dalle malattie neurodegenerative, come la demenza o i morbi di Alzheimer e Parkinson, mentre a poca distanza, al 41%, troviamo gli accidenti cerebrali, come l' ictus o le embolie. Sono questi i dati di un' indagine demoscopia emersi a livello nazionale dalla media di tutte le risposte, nessuna delle quali tiene conto però che le patologie cardiovascolari sono quelle che invece uccidono il maggior numero di persone in Italia, se l' infarto del miocardio risulta temuto, insieme all' ipertensione, solo dall' 8% della popolazione generale. Leggi anche: Mal di testa, il sintomo sottovalutato che ti può uccidere: quali esami devi fare Eppure le malattie che sviluppano un maggiore terrore restano i tumori maligni e le demenze senili, poiché vengono considerate patologie croniche a lungo termine, comportanti sofferenze fisiche e mentali che possono durare mesi o anni. Tra gli intervistati più giovani, tra i 18 e i 24anni, al terzo posto delle malattie più temute aleggia lo spettro di quelle infettive, come l' Aids o l' epatite, trasmissibili sessualmente, mentre, se si sale con l' età, nella fascia 24-35 anni, al terzo posto sono state indicate le malattie tumorali dei genitali e del laringe causate dal Papilloma Virus, l' impotenza e l' infertilità, e, a sorpresa, le malattie autoimmuni come la sclerosi multipla, patologia che ha colpito diversi idoli sportivi dei giovani. sotto controllo Rispetto alle altre patologie indagate nella ricerca, non risultano temute quelle che le persone pensano di avere "sotto controllo", ovvero tutte quelle malattie delle quali sono informate rispetto alle caratteristiche ed alle modalità di contagio e prevenzione, per le quali esistono terapie certe e risolutive, mentre spaventano quelle più note per la loro componente di imprevedibilità e di ineluttabilità, come le leucemie o le meningiti, che possono cioè colpire chiunque, all' improvviso, senza segni premonitori, e senza alcuna certezza di prevenzione o di guarigione. Gli stessi identici risultati emergono da una ricerca condotta dall' Harvard School of Public Health (Stati Uniti), secondo cui la maggioranza dei cittadini americani ed europei (Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Polonia) ha paura del cancro e della demenza più dei disturbi cardiovascolari e dell' ictus, e secondo questo studio oltre l' 85% degli intervistati si rivolgerebbe al medico nel caso in cui iniziasse a soffrire di perdita di memoria o di stati confusionali, e circa i due terzi si sottoporrebbe a dei test specifici anche in assenza di sintomi, pur sapendo che nel caso delle demenze non si tratta di malattie mortali e che le terapie possono ridurre i sintomi ma non bloccarne la progressione. CONVIVENZA DIFFICILE L' altra patologia che risulta più temuta è la depressione, per l' impatto percepito sulla vita di chi ne soffre, una malattia che secondo l' OMS costituirà entro il 2030 la affezione cronica più diffusa al mondo, mentre in Italia attualmente affligge circa 4milioni e mezzo di persone, per lo più di sesso femminile. Oltre ad essere temuta infatti, la depressione viene vista dal 58% del campione come una vera malattia paragonabile a quelle fisiche, da diagnosticare precocemente e da curare, perché ritenuta una condizione mentale "oscura" con la quale è difficile convivere, e percepita come logorante la qualità di vita, oltre che pregiudicante le attività nei contesti familiari, socio-relazionali e lavorativi. La curiosità scientifica in questa indagine è che la depressione viene interpretata come il risultato di un insieme di fattori quali traumi psicologici (69%) e stress (60%), cause riconosciute da chi ne soffre, mentre chi non ne ha avuto esperienza associa la depressione ad una personalità emotivamente fragile (67%). Questa risulta l' unica patologia presa in esame, per la quale è stato espresso dagli intervistati un giudizio di causa-effetto, mentre per i tumori, per le demenze e gli accidenti cerebrali non è stato azzardato nessun tentativo eziologico di sorta, motivato da mancanza di cognizioni e certezze scientifiche. Non solo. Tutti coloro che sono stati consultati, sono risultati consapevoli della diffusione delle malattie croniche nella società, ma tutti hanno riconosciuto che non si fa abbastanza per ridurre il rischio di sviluppare una condizione patologica a lungo termine. È interessante notare anche come le persone si preoccupino molto più del cancro che dell' infarto del miocardio, a conferma che non è la morte improvvisa a terrorizzare, ma la lunga e lenta sofferenza fisica, con le complicanze e l' agonia che essa comporta senza rimedio alcuno. Generalmente quando si teme davvero qualcosa, si cerca in ogni modo di scongiurarne il rischio, ma questo non è quello che emerge dal rapporto degli italiani con il cancro, i quali mantengono la propensione a stili di vita scorretti nonostante la reale paura della patologia neoplastica, poiché il 54% dei nostri connazionali risulta in sovrappeso, il 71% consuma alcolici e il 30% fuma, e la mancanza di motivazione a correggere questi fattori favorenti è additata come causa di un cambiamento in chiave salutista che viene di continuo rimandato. VERSO LA GUARIGIONE Eppure per nove su dieci italiani la cosa più importante resta indubbiamente la salute, la quale però è spesso associata alla fatalità del destino, nonostante siano state espresse aspettative elevate nei confronti dei farmaci, che secondo la maggioranza delle opinioni devono principalmente guarire le malattie (36,7%), contribuire a migliorare la qualità della vita (20,9%), ed aiutare a convivere in modo accettabile con le patologie (19,5%). Resta il fatto che la malattia fa parte della vita, una condizione spesso inevitabile, che, quando si innesta, compromette più o meno gravemente la salute del soggetto, riducendo o modificando negativamente la normale funzionalità dell' organismo, ma non bisogna dimenticare che ogni patologia, qualunque essa sia, ha un decorso preciso e un termine ben definito, che può essere rappresentato da tre conclusioni: dalla guarigione, dall' adattamento ad una diversa fisiologia, e se non contrastato, dalla morte. di Melania Rizzoli

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