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Fitness, l'esperto: nei vestiti, nanoparticelle in grado di modificare il Dna

Caterina Spinelli
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Che noia il sudore! Non ci si può votare a un po' di sano movimento che subito, molesto e invadente, un insoffribile olezzo di umori fisici appesta l' aria. E che dire delle volte in cui la timidezza ti prende la mano e in risposta, le ghiandole ascellari, ti puniscono chiazzando le camicie di un alone imperituro? Ma non temete, perché l' industria tessile ci è venuta incontro nella risoluzione delle seccature: è sufficiente indossare indumenti realizzati con nanoparticelle d' argento e il gioco è fatto! La sudorazione, come per incanto, smette di rilasciare odori sgradevoli, e le reazioni chimiche del corpo non generano più il disgusto in chi ci circonda. Ma a che prezzo tutto questo? Stefano Montanari - esperto di nanopatologie e direttore scientifico di Nanodiagnostics - non ha dubbi sulla pericolosità degli indumenti trattati con nanoparticelle d' argento; a produrli sono brand di abbigliamento sportivo i quali, nel proporre i loro articoli al compratore, lo sollecitano a soffermarsi esclusivamente sui vantaggi del "vestire argento": sudorazione inodore e azione antibatterica sull' epidermide. Quanto ai rischi per la salute, invece, sembra non esservi molta informazione: «Il pericolo non è tanto relativo al contatto delle nanoparticelle d' argento con la pelle - afferma Montanari - quanto al fatto che, chi indossa gli indumenti in questione, le nanoparticelle le respira. Nel nostro laboratorio siamo stati in grado di dimostrare che esse entrano in circolo nell' organismo e, una volta che vi hanno avuto accesso, possono penetrare il nucleo delle cellule e modificare il DNA. Insomma, parliamo di roba grossa sulla quale v' è tutto l' interesse delle aziende a mantenere un certo riserbo». SPAVENTOSI PROCESSI Non oso domandare in che modo, gli spaventosi processi descritti, si ripercuotano sulla salute dell' acquirente, ma Montanari offre riscontro alle mie perplessità prima ancora che abbia trovato l' ardire di esternarle: «Il cancro potrebbe essere una conseguenza, ma ad esso si aggiungono anche le malformazioni fetali: se a inalare i corpuscoli è una donna gravida, le nanoparticelle possono raggiungere il feto. Giusto nei giorni scorsi abbiamo effettuato delle analisi sui morti in culla, e nei cervelli di alcuni bimbi abbiamo fotografato queste inquinanti». Ma ciò non significa che la gestante, durante la gravidanza, abbia indossato abbigli trattati con argento. No, perché questo metallo lo si trova un po' ovunque: filo interdentale, dischetti struccanti, panni cattura polvere, biancheria intima, solette per le scarpe, ecc. Montanari si dice però convinto che, a costituire una minaccia ben più concreta per il consumatore ignaro, sia l' abbigliamento per il fitness: «Lo sportivo, durante l' attività fisica, va in iperventilazione per lo sforzo, così respira a bocca aperta, magari a pieni polmoni, e sotto il naso non sa di avere qualcosa le cui esalazioni potrebbero rivelarsi nocive. Le aziende continuano a smerciare questi abbigli a prezzi più che esosi esaltandone le qualità: niente cattivo odore e più pulizia». Ma i suddetti vestimenti manterranno le promesse relative all' igiene? «Assolutamente sì - dice Montanari - Si rechi presso uno dei tanti punti vendita e chieda una t-shirt i cui filati siano stati trattati con nanoparticelle d' argento, la indossi e corra la maratona di New York Le assicuro che il suo sudore non esalarà alcun tanfo. Ma se il prezzo di tutto ciò dev' essere la salute, tanto vale ammorbare l' aria». di Fabrizio Barbuto

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