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Glifosato, pericolosi effetti tossici? Ma l'Europa vuole rinnovare l'autorizzazione: lo studio dell'istituto Ramazzini

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È ripartita la battaglia europea sul glifosato. Il 2022 sarà un anno cruciale per le politiche ambientali e per la salute, con l’Europa che potrebbe rinnovare l’autorizzazione all’utilizzo del glifosato, una sostanza chimica utilizzata in agricoltura e orticoltura per combattere le erbe infestanti. Insomma, un pesticida che è però tema di discussione in tutto il mondo ormai da anni: più precisamente dal 2012, dopo che l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro lo ha inserito nel gruppo 2A che comprende probabili cancerogeni.

 

 

Inoltre sul portale glyphosatestudy.org sono stati pubblicati i primi risultati che rivelano che il glifosato, a dosi considerate sicuro per l’uomo (0,50 mg/kg per chilo di peso corporeo), ha effetti tossici sulla riproduzione e di genotossicità. Insieme ad altri enti scientifici internazionali, l’istituto Ramazzini sta conducendo uno studio che nella fase pilota ha già portato delle conferme sulla pericolosità della molecola. Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’istituto Ramazzini, ha rilasciato una lunga intervista al Salvagente e ha raccontato la corsa contro il tempo che è in tatto per trovare i fondi che permettano di ultimare lo studio.

 

 

Innanzitutto la Belpoggi ha sottolineato che “i limiti di legge sono una mistificazione perché non sono supportati dalle ricerche scientifiche”. Lei che è a capo del studio sul glifosato - avviato nel 2016 in fase pilota e rilanciato nel 2019 - sa bene di cosa parla: “Già nello studio pilota avevamo osservato che una dose di glifosato equivalente a quella giornaliera ammessa negli Usa comportava effetti avversi, sebbene quella quantità fosse stata definita come la dose che può essere assunta per tutta la vita senza comportare alcun pericolo”.

 

 

La Belpoggi ha evidenziato che l’istituto Ramazzini è stato l’unico ad aver investito in questo campo: “Non esiste uno studio indipendente che metta in evidenza i pericoli, perché se costa cinque milioni di euro il nostro studio, ci vorrà qualcuno che li investa. Quest’anno non abbiamo soldi a sufficienza a causa della pandemia”.

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