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Priapismo, le conseguenze devastanti della "erezione perenne": il vero rischio per l'uomo

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Laura Avalle
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Avercelo sempre duro non è una fortuna e chi soffre di priapismo ne sa qualcosa. Ci riferiamo a quella condizione clinica che implica un' erezione involontaria del pene, spropositata e prolungata nel tempo (oltre le sei ore), che prende il nome dal dio della mitologia Priapo, che presiedeva alle attività sessuali ed era per questo raffigurato con un fallo di grandi dimensioni sempre eretto. Come mai si verifica e quali sono i rischi? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro G. Littara, sessuologo e andrologo di Milano: «Si tratta di una condizione molto dolorosa e molto pericolosa, non associata ad eccitazione sessuale, ma conseguente ad un' alterazione della vascolarizzazione del pene.

Nella forma più comune tale meccanismo è innescato dall' ostruzione delle vene che drenano il sangue dai corpi cavernosi del pene. Se questo meccanismo è particolarmente potente e persistente, con il passare delle ore il flusso di sangue arterioso in arrivo al pene si arresta completamente. La quantità di ossigeno nel pene si azzera e quindi si realizza una condizione di shock dell' organo, con un' erezione che si auto mantiene.

Quanto più tempo permane tale situazione, tanto più aumenta la possibilità di fibrosi dei corpi cavernosi, con conseguente danno funzionale permanente quale la disfunzione erettile. Per tale motivo, il priapismo deve essere sempre trattato come un' emergenza. Può verificarsi a tutte le età, anche se i dati attuali indicano che l'incidenza nella popolazione è modesta, un caso ogni centomila persone l'anno».

Perché non provoca piacere sessuale? «Si tratta di un'erezione non controllabile che nasce spesso indipendentemente dal desiderio sessuale e non si calma neppure dopo l'orgasmo», dice Littara. «Questo non solo non provoca alcun piacere sessuale, ma l'aumentata tensione interna determina un fastidio che diventa dolore, acuito dall' angoscia che la situazione determina. Il dolore diviene insopportabile e bisogna chiedere aiuto. L'imbarazzo di dover confessare il problema allunga ulteriormente i tempi, mentre sappiamo che la tempestività gioca un ruolo fondamentale nel trattare questa condizione».

In che modo questo disturbo può essere curato? «Il priapismo richiede sempre un trattamento urgente, per prevenire le complicanze come la fibrosi e la necrosi del tessuto erettile», mette in guardia l'andrologo. «Questo accade per cattiva ossigenazione o trombosi dei corpi cavernosi legata alla stasi sanguigna, che porta velocemente a relativa disfunzione erettile.

Nell' immediato, le cure possono prevedere impacchi di ghiaccio nella zona interessata, per ridurne gonfiore e rossore. A lungo termine, la terapia mira a svuotare il pene dal sangue per riattivare la circolazione con farmaci che servono a interrompere l' erezione. Se la terapia non è sufficiente, si ricorrere a un intervento chirurgico per effettuare uno scarico artificiale del sangue venoso contenuto nel pene. Più tardi si interviene, maggiori saranno le conseguenze».

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