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Tumori, il vero impatto del Covid: “Tsunami oncologico”, quello che nessuno considera

Claudia Osmetti
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Abbiamo assistito a un calo del 50% nelle attività di screening per la prevenzione dei tumori (lo dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, Leu). La pandemia ha prodotto «pesanti conseguenze nella lotta contro il cancro e questo ha fatto salire la soglia di rischio per una malattia che, negli anni, si era riuscita ad abbassare in maniera importante» (lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella). C'è un'Italia a due velocità perché non tutte le regioni hanno reti oncologiche realmente operanti (lo sottolinea Gianni Amunni, direttore generale di Ispro, l'Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica). Va al via l'iniziativa promossa dall'Airc (l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro) "I giorni della ricerca". Ci sarebbe talmente tanto da aggiungere che uno non sa nemmeno da che parte cominciare. «Partiamo dal Covid» suggerisce Francesco De Lorenzo. Ex ministro della Sanità con Craxi, oggi De Lorenzo presiede la Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia. È uno che l'ha provato sulla sua pelle, lui, il cancro. «I pazienti oncologici sono le persone più deboli e non possono avere la vaccinazione. Se ce la facciamo noi, loro sono più tranquilli».

Dottor De Lorenzo, cosa intende?
«Il Covid sta determinando uno tsunami per i malati di cancro, non soltanto per i pazienti che purtroppo sono morti nella prima fase della pandemia. Lei lo sa quanti sono stati gli interventi chirurgici rinviati in questo periodo?».

Immagino tanti...
«Immagina bene. Un milione e mezzo. È una cifra significativa, fatta di persone che finiscono per esasperarsi».

 

 

Noi cosa possiamo fare?
«Come cittadini, anzitutto, possiamo vaccinarci».

In che senso questo aiuta chi ha un tumore, scusi?
«I pazienti oncologici sono le persone più deboli. Loro, così come chi è malato di leucemia, non possono avere la vaccinazione. Se ce la facciamo noi, li facciamo stare un po' più tranquilli».

Giusto. E pensare che c'è chi scende in piazza per non farsela, quella benedetta punturina...
«Guardi, non lo dico io, ma gli esperti. la vaccinazione è il rimedio per uscire dalla pandemia. Aggiungo un'altra cosa, posso?».

Prego.
«Al momento la sanità italiana è bloccata per il Covid. E allora ci arrendiamo? Vogliamo ignorare questo aspetto per colpa dei no-vax o preferiamo intervenire?».

 

 

Io sarei per la seconda scelta, ma intervenire come?
«Non ho timore a dire che se lo strumento che serve è mettere l'obbligo vaccinale, che sia. La contropartita è troppo importante».

Cos' altro si può fare per i malati oncologici?
«Possiamo pensare d'introdurre subito la pillola anti-virus. E pure gli anticorpi monoclonali potrebbero essere usati come profilassi. Però prima serve che si sveglino ai piani alti».

Cioè?
«Lo dico senza accusare nessuno, sia chiaro. Tuttavia a Roma pensano solo al Coronavirus. Invece, in Italia, ogni anno, dei 600mila decessi che si registrano, 160mila riguardano persone affette da cancro. E dopo decenni che questo numero stava diminuendo, ora tornerà a crescere in maniera esponenziale».

 

 

Un'emergenza nell'emergenza?
«Esattamente. Per questo servirebbe un "generale Figliuolo degli screening"».

Ma lei queste cose le ha dette al Parlamento?
«Certo. Qualche settimana fa con la Favo siamo stati ascoltati alla Camera. Il Parlamento le ha recepite in un documento che ha votato all'unanimità. Con l'appoggio di tutti i partiti. E' dopo che...».

Che cosa?
«Che non se ne è più fatto nulla. Il governo e le regioni dove stanno? I ritardi che si stanno accumulando oggi faranno la strage di domani». 

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