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Buco nell'ozono, apocalisse cancellata: toh, è sparito...

Giordano Teodoldi
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Chi non è più un ragazzo ricorderà la minaccia rappresentata dal buco dell'ozono. Alla metà degli anni Ottanta venne lanciato l'allarme che, come oggi il riscaldamento globale, imponeva di correre ai ripari per impedire la catastrofe. Nelle regioni più alte della stratosfera, tre scienziati britannici in Antartide avevano osservato un pericoloso assottigliamento dell'ozono, gas che forma uno strato protettivo contro radiazioni letali, come i raggi ultravioletti, per la vita sulla terra. Nel 1987 venne firmato il protocollo di Montreal, che regolamentava l'utilizzo di quasi 100 sostanze chimiche prodotte dall'uomo, considerate responsabili della distruzione del vitale scudo di ozono. In particolare furono messi al bando i clorofluorocarburi (CFC), che avevano svariate applicazioni: nell'industria della refrigerazione, come propellenti, come solventi, negli spray di molte specie: da quelli per i capelli a quelli per l'asma. E una nota curiosa è che, tra gli adolescenti di quegli anni, il buco dell'ozono venne percepito soprattutto per la rinuncia alla lacca spray, che era un prodotto di larghissimo consumo perché indispensabile alle aerodinamiche acconciature di cantanti e attori, e quindi di tutti quei ragazzi che, seguendo la moda, li imitavano. Verrebbe quasi da ipotizzare che il glamour degli Ottanta, con quelle capigliature statuarie, fu letteralmente distrutto proprio dal bando delle lacche per capelli, che privi di sostegni chimici vennero rabbuffati e scompigliati - e fu così che nacque il grunge, il movimento che seppellì per sempre la gioia di vivere precedente e mise in agenda la distruzione della razza umana e del mondo, un programma ambizioso che continua a deprimerci tutti.

 

 

GEOINGEGNERIA - Ma nel mezzo dello sconforto, è arrivata una buona notizia, che forse non farà tornare l'ottimismo degli Ottanta ma agirà come blanda consolazione: grazie alle politiche virtuose avviate con il lungimirante protocollo di Montreal, lo strato dell'ozono si sta riprendendo alla grande e, entro una quarantina d'anni, dicono gli esperti dell'Onu, dovrebbe tornare spesso e forte come un tempo, prima che legioni di seguaci dei Duran Duran e degli Spandau Ballet (band famose all'epoca, lo specifichiamo a beneficio dei lettori più giovani) lo riducessero allo stremo. Naturalmente gli esperti, come sono soliti fare, insieme alla buona notizia hanno lanciato un avvertimento, di tenere sotto controllo gli effetti indesiderati delle nuove tecnologie come la geoingegneria (il paradosso è che la geoingegneria potrebbe essere usata proprio per ridurre il riscaldamento globale, iniettando aerosol nell'atmosfera; gli scienziati avvertono che questo però potrebbe lesionare, di nuovo, lo strato di ozono). Ma le ultime osservazioni parlano chiaro, si può fare: la messa al bando dei CFC sta ripristinando lo strato di ozono e la sua funzione di barriera ai raggi ultravioletti. È confortante sapere che l'ultima grande minaccia ecologica, prima di quella attuale legata al riscaldamento globale dipendente dall'emissione dei gas serra, è stata sostanzialmente sventata. Ci stavamo distruggendo per somigliare tutti ai componenti di un gruppo musicale, abbiamo capito quale drammatico errore fosse, siamo corsi ai ripari, ci siamo liberati i capelli e abbiamo richiuso il buco dell'ozono.

 

 

RIMANDATO - Certo, gli interessi economici in ballo, pur cospicui, non erano paragonabili a quelli che, oggi, si oppongono alla riduzione dei gas killer che rischiano di spazzarci via, ma anche allora l'impresa sembrava al di sopra delle umane forze. Anche allora c'erano gli apocalittici, nonostante fossimo negli anni Ottanta, l'epoca più lontana dall'idea di apocalisse nella storia umana, alla pari con l'età dell'Illuminismo. Quindi, adesso, quando ascolteremo i Savonarola dell'ecologia, potremo almeno pensare che abbiamo ancora tempo prima di dire le ultime orazioni e consegnarci al grande rogo purificatore. E forse è vero che la specie umana è fatta in modo tale che, ogni tanto, deve crearsi un allarme generale - l'atomica, il buco dell'ozono, il riscaldamento globale - allarme che, beninteso, non è campato in aria, ha basi scientifiche, ma, almeno finora, il giorno del giudizio non è arrivato.

 

 

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