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Squalo bianco a rischio estinzione

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Il vorace predatore minacciato dalla pesca sportiva e dal degrado ambientale

Eleonora Crisafulli
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L'immagine che abbiamo di lui mette terrore, ma in realtà siamo noi che lo stiamo condannando all'estinzione. Parliamo di uno dei più potenti predatori del pianeta: lo squalo bianco (Carcharodon carcharias). Le ultime notizie sono tutt'altro che confortanti: stando, infatti, ai dati diffusi oggi dai ricercatori dell'Università statunitense di Stanford, ne rimangono ancora nel mondo non più di 3.500 esemplari, stima paragonabile a quella delle tigri, ritenute all'unanimità fra le specie più a rischio in assoluto. "La popolazione totale stimata dei grandi squali bianchi diffusi negli oceani del pianeta è inferiore al numero di tigri", affermano gli esperti dell'American Association for the Advancement of Science di San Diego, in California. "Si parla sempre dei grossi felini asiatici, eppure gli squali corrono lo stesso rischio di estinguersi per sempre entro pochi anni". Per arrivare a questi risultati gli scienziati hanno monitorato esemplari di squalo bianco, tramite apparecchiature radio trasmittenti. I dati ricavati hanno messo in luce l'esigua quantità di pesci rimasti, ma anche l'eccezionale mobilità di questo animale: squali bianchi visti, per esempio, alle Hawaii, sono stati ritrovati al largo delle coste californiane sei mesi dopo. Il loro passo è spedito e possono arrivare a compiere fino a 20mila chilometri in nove mesi. Lo squalo bianco vive da 11 milioni di anni. La prova di un consolidato successo evolutivo. Purtroppo, però, l'animale non gode di buona fama. Tutta colpa di varie pellicole cinematografiche che hanno iniziato a disegnarlo - erroneamente - come un efferato assassino. "Gli squali bianchi vengono considerati animali cattivi e pericolosi", dice Ronald O'Dor, del Census of Marine Life, "in realtà dovremmo cambiare opinione sul loro conto visto che sono pochissime le vittime umane dei loro attacchi". Secondo i dati dell'International Shark Attack File (ISAF), negli Stati Uniti, caratterizzati da coste particolarmente battute da animali simili, dal 1600 a oggi ci sono stati 837 attacchi, di cui 41 fatali, l'ultimo nel 2008. In Italia, invece, dal 1850 a oggi, ne sono stati registrati 13, 3 dei quali con esisto funesto, il più recente nel 1989. Certo non è un animale che mette a proprio agio l'eventuale bagnante che viene a trovarsi nel suo raggio d'azione. Tuttavia sul suo conto esistono ancora un po' troppe leggende. A colpire di più è la sua stazza: 6-7metri di lunghezza, per 2-3 tonnellate di peso. La sua voracità è estrema. Si nutre di tutto: altri squali, razze, tonni, molluschi, tartarughe, carcasse di balena. È un cacciatore nato. Non si muove mai a caso, ma si organizza, stabilendo una zona di controllo precisa, da cui parte per le sue battute. È facilitato da un olfatto straordinario, che gli consente di percepire l'odore di una goccia di sangue in cento litri d'acqua. Gli esperti di Stanford dicono che il declino dello squalo bianco è iniziato negli anni Settanta con il sopravvento della pesca sportiva. Gli squali da quel momento si sono, infatti, trasformati in eccellenti trofei da esibire in giro (una mascella di squalo può costare fino a 50mila dollari) o in prodotti per il mercato ittico. Di  pari passo l'ecosistema che li ospita - a causa del degrado generale dell'ambiente marino - s'è impoverito di numerose potenziali prede, compromettendo la salute del pesce cartilagineo e la sua diffusione. Gianluca Grossi

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