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Sangue, il test: rivela l'organo che invecchia prima e il rischio-morte

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Roberto Tortora
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A nessuno, o quasi, piace invecchiare e a tutti, o quasi, piacerebbe scoprire un elisir di lunga vita. Ora questa possibilità si è materializzata. O quasi. In questo campo delle incertezze, c’è una scoperta: un semplice esame del sangue rivelerebbe quali organi nel corpo di una persona stanno invecchiando rapidamente e si potrebbe così intervenire preventivamente per far sì che non si presenti nemmeno il minimo sintomo di malessere. Attualmente, un adulto su cinque di età pari o superiore ai 50 anni e apparentemente sano avrebbe almeno un organo che invecchia a ritmo maggiormente accelerato rispetto agli altri. È ciò che rivela uno studio di Hamilton Oh e Jarod Rutledge, ricercatori del team di Tony Wyss-Coray, docente di Neurologia e Scienze Neurologiche all’Università di Stanford. Ricerca, questa, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature e rilanciata da Il Giornale.

Il professor Wyss-Coray spiega: “Possiamo stimare l’età biologica di un organo in una persona apparentemente sana. Ciò, a sua volta, predice il rischio di malattie legate a quell’organo. Numerosi studi hanno prodotto singoli numeri che rappresentano l’età biologica degli individui in contrapposizione all’età anagrafica. Ma quando abbiamo confrontato l’età biologica degli organi in un ampio gruppo di persone senza malattie gravi evidenti, abbiamo scoperto che il 18,4% di chi ha 50 o più anni aveva almeno un organo che invecchiava significativamente più rapidamente rispetto alla media. Inoltre – argomenta il docente di Stanford - questi individui corrono un rischio maggiore di malattie in quel particolare organo nei prossimi 15 anni”.

 

Lo studio, in particolare, si è concentrato su 11 organi, sistemi e tessuti chiave: cuore, grasso, polmone, sistema immunitario, rene, fegato, muscolo, pancreas, cervello, sistema vascolare e intestino ed è stata stimata la differenza tra l’età effettiva e quella ottenuta grazie a questi marcatori biologici. Con l’unica eccezione dell’intestino, più la differenza era elevata più aumentava il rischio futuro di decesso, con una percentuale compresa tra il 15% ed il 50% a seconda dell’organo coinvolto. Nella ricerca pubblicata su Nature si legge: “Abbiamo scoperto che gli individui con invecchiamento cardiaco accelerato hanno un rischio di insufficienza cardiaca aumentato del 250%. È stata riscontrata un’associazione tra punteggio cardiaco da invecchiamento estremo con la fibrillazione atriale e l’infarto così come tra punteggio renale estremo con l’ipertensione e il diabete. Per i cervelli ‘più vecchi’ si è visto che avevano 1,8 volte più probabilità di mostrare un declino cognitivo nell’arco di 5 anni rispetto alle persone con cervelli ‘giovani’.

 

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