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L'intelligenza artificiale non prevederà il futuro

Giordano Bruno Guerri
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Fammi un pezzo sul 2023/24. Tramonto e alba», mi dice il direttore, sapendo bene che non gliene scriverò mai uno sulle nostre faccende quotidiane, il Mes sì o no, cosa dirà Giorgia Meloni quando sarà guarita (auguri), se saremo più o meno felici, ecc. Ebbene, l’argomento planetario quasi dominante del 2023 è stato – giustamente - l’intelligenza artificiale. Diventerà ancora più centrale nel 2024, con enorme ritardo: Stanley Kubrick aveva già annunciato il problema - a noi masse - con 2001 Odissea nello spazio, che è del 1968, oltre mezzo secolo fa. E già prima di lui qualche scienziato, pochi scrittori, diversi visionari sapevano che di questo avremmo dovuto discutere.

Non sostengo che siamo lenti. Noi Sapiens siamo velocissimi, la specie più rapida nell’adattarsi alle novità e l’unica a progettarle. È questo il segreto della nostra evoluzione e del nostro predominio nel pianeta. Basti pensare che appena 40.000 fa neppure sapevano parlare – al massimo qualche urlo, grugniti, gemiti - e oggi possiamo fare le videochiamate, addirittura dallo spazio. Siamo, e saremo, sempre più veloci, per questo fare previsioni è un esercizio azzardato. Nell’antichità, in mezzo secolo poteva cambiare un re, scoppiare una guerra, ma le strutture del potere, della tecnologia e dell’economia rimanevano in sostanza immutate.

CADUTA DELL’URSS
« Invece nel 1950 c’era chi dava per certo che nel 2000 si sarebbero viste nelle città automobili volanti, pochissimi potevano intuire l’arrivo di Internet e dei telefoni cellulari. Chi avrebbe scommesso, in quell’anno, sulla caduta dell’Urss e – poco dopo – sulla rinascita dell’imperialismo russo sotto un’altra forma? Oggi ci raccontiamo tutto ciò che di meraviglioso o terribile potrà fare l’IA nelle professioni, nelle scienze, nelle abitudini, ma non si sente mai parlare del problema più fascinoso: l’intelligenza artificiale potrà prevedere il futuro? Questo sarebbe il suo vero potere. A parere di molti, anche mio, no: non potrà. Il futuro è soggetto a troppe variabili che non possono essere calcolate, dai disastri naturali ai più imprevedibili dei disastri, quelli provocati dalle azioni umane. Di certo, come sempre, i Sapiens si dividono fra pessimisti e ottimisti. Carl Schmitt ha scritto che «molti vedono solo un disordine privo di senso laddove in realtà un nuovo senso sta lottando per il suo ordinamento»: la paura dei grandi cambiamenti ci accompagna da quando battevamo la savana, ma in generale – nel lungo periodo – il nuovo è stato migliore di quel che ci siamo lasciati alle spalle. Per questo sono – personalmente – fra gli ottimisti.

NOI BIPEDI
Ciò detto, occorre camminare passo dopo passo, com’è nella natura di noi mammiferi bipedi. Sul futuro dico dunque le mie, da bravo bipede stercoraro. Chi vincerà le elezioni europee? Le vincerà il centrodestra, nella somma dei voti dell’UE, perché questo è l’andamento logico che viene dalla situazione attuale e dalle elezioni più recenti. Chi vincere le elezioni europee in Italia? Le vincerà la destracentro perché questo è l’andamento logico che viene dalla situazione attuale, dalle elezioni più recenti e dal comportamento del governo nel suo primo anno di gestione del potere: lontano dal provocare gli sfracelli che venivano annunciati dai perdenti, i risultati generali sono stati mediamente buoni e le annunciate tendenze liberticide quasi nulle. Del resto, non si vede un’alternativa migliore.


Chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti, Biden o Trump? Azzardo che nessuno dei due arriverà alla candidatura finale, certamente non Biden, molto probabilmente non Trump: entrambi rappresentano rischi eccessivi sia per i propri partiti sia per i propri elettori. Democratici e repubblicani sapranno estrarre due nuovi candidati dai propri cappelli, speriamo non troppo simili a conigli, quel che occorre all’Occidente è una lince.

LE GUERRE SI RISOLVERANNO
E fra Russia e Ucraina, fra Israele e i suoi nemici? Entrambe le guerre si risolveranno molto provvisoriamente - con un maggiore vantaggio per la Russia e per Israele. Il perché è nella natura delle cose e nel passato, il “molto provvisoriamente” pure. A torto ci siamo stupiti il 24 febbraio 2022 e il 7 ottobre 2023: le due guerre si preparavano da talmente tanto tempo che ci sarebbe arrivata anche la rozza intelligenza artificiale di HAL 9000. I primi combattimenti fra arabi e israeliani iniziarono negli anni Venti del secolo scorso, e quelli fra ucraini e russi addirittura qualche anno prima, con la resistenza ucraina a entrare nell’Urss nata dalla rivoluzione del 1917. Sono dunque problemi ultrasecolari che non si risolveranno nel 2024, ’25, ’26 ecc., se non con soluzioni provvisorie. Probabilmente ne dovranno discutere anche i nostri figli più piccoli. Molti auguri a loro.

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