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Intelligenza artigianale: antidoto all'omologazione a quella artificiale

Gianluigi Paragone
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In un mondo che tristemente si sta abituando al virtuale e che si avvita apaticamente tra creature inventate da algoritmi, operai robot e intelligenze artificiali, mi sono gustato sulle pagine dei giornali i racconti della settimana della moda milanese. E ho goduto per quanto effimero possa essere questo momentaneo stato - nel vedere che uno degli uomini più ricchi del pianeta, uno di quelli che ha costruito la nuova frontiera, fosse lì tra il pubblico. A guardare. Jeff Bezos, l’uomo di Amazon, era con la sua compagna per assistere alla sfilata del di lei figlio coi capi sartoriali di Dolce e Gabbana.

Bezos era semplicemente inguardabile. Cafonamente incapace di mettere assieme colori e soprattutto uno stile; a onor del vero anche la compagna - tale Lauren Sanchez, la madre del modello in passerella- di “stiloso” non aveva nulla. Ho goduto, dicevo. Sì, perché ho pensato che non bastano i soldi e non basta un potere costruito sui nostri dati (il vero business di Amazon è detenere uno dei più grandi cloud planetari, cloud che ovviamente contengono ed elaborano tutte le informazioni che lasciamo quando accediamo alle sue piattaforme) per poter essere all’altezza di un sogno che si tocca: la moda, il made in Italy.

A chi gli domandava cosa ne pensasse dell’uso dell’intelligenza artificiale anche nel suo settore, cioé l’alta moda, Diego Della Valle ha risposto così: «In un momento in cui si discute di intelligenza artificiale, mi piace sottolineare il valore dell’intelligenza artigianale. Io investo qui». E lo ha detto lanciando un progetto importante a favore della formazione dei giovani artigiani, su cui Mr. Tod’s sta lavorando da tempo insieme alla Regione Marche e che sarà sottoposto al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Molti altri suoi colleghi stanno creando laboratori per formare sarti, stilisti, calzolai e altre figure. Perché sono costretto a leggere di intelligenza artificiale ogni giorno e nessuno mi racconta la bellezza di essere i Numeri Uno del Made in Italy (e cito non a caso la trasmissione di Pippo Baudo, di cui la nuova dirigenza Rai dovrebbe riguardare ì cassettati).

STUPORE E MERAVIGLIA
Cos’è l’intelligenza artigianale? È la fantasia, la creatività, la capacità assoluta di lavorare la materia e darle corpo o farla vibrare di una vibrazione umana che si riconnette ai grandi stilisti, piuttosto che ai grandi scrittori, ai geni della musica, della pittura e della scultura. È quel che ci fa esclamare “ohhh” per la meraviglia. Certo, anche una intelligenza artificiale crea indubbiamente qualcosa che fa esclamare “ohhh” ma ho grandi dubbi sul fatto che di quella creazione resterà traccia nei secoli. A Milano sfilavano bellezza, capacità artigianale, sogni, per realizzare i quali ci sono aziende che lavorano, maestranze dei vecchi riti che non deluderanno i signori delle nuove comunicazioni, ai quali spetta mettere in vetrina, rilanciare. Sulle passerelle di Milano c’è un fatturato, ci sono investimenti, ci sono buste paga e soldi messi in progetti sociali, ci sono introiti per lo Stato sotto forma di gettito fiscale.
Forse un giorno ci ritroveremo che quell’intelligenza artificiale di cui oggi parliamo come se fosse la scoperta del fuoco-e non lo è affatto, almeno secondo me -replicherà modelle e modelli proiettati o ricostruiti in 3D, i quali vestiranno capi artificiali realizzati sulla base delle informazioni (i dati) che stiamo fornendo loro. La I.A. ha bisogno del nostro vissuto per poter “creare” e di fatto sostituirci emarginandoci.

IL METASTATO
Sono contento della freddezza con cui Giorgia Meloni ha accolto Bill Gates, pericoloso demiurgo di questa nuova frontiera transumana che gli Stati accolgono come presidente o capo di uno Stato Altro, un metaStato. Fermare l’intelligenza artificiale o limitarla sarà difficile perché, al netto delle dichiarazioni e gli impegni di Davos, la “fabbrica della I.A.” si muove sostenuta da grandi capitali, da pericolosi disegni nelle mani di oligopolisti, i quali hanno aumentato a dismisura le loro ricchezze sfruttando le crisi. Tocca alla politica decidere se l’umano non serve più, se dev’essere progressivamente affiancato da altri viventi che diventeranno nostri nemici, aggiornando così la lezione hobbesiana dell’homo homini lupus. 

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