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Aviaria, allarme negli Usa: "Pandemia 100 volte peggiore del Covid"

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Roberto Tortora
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Dopo il Covid, abbiamo tutti abbassato la guardia. È forse il caso, però, di continuare a tenere dritte le antenne, perché in Texas è stato scoperto un raro caso umano di influenza aviaria, potenzialmente “100 volte peggiore del Covid-19”. A sostenerlo alcuni esperti americani, che spiegano come l’influenza aviaria H5N1 si sia diffusa rapidamente dopo che il primo ceppo era stato rilevato già nel 2020 e che aveva colpito uccelli selvatici in ogni stato, pollame commerciale e allevamenti da cortile. Ora lo studio ha coinvolto anche i mammiferi e i sanitari federali dello stato texano hanno annunciato che un lavoratore del settore lattiero-caseario ha contratto il virus. Il dottor Suresh Kuchipudi, ricercatore di Pittsburgh, ha dato le ultime delucidazioni nel corso di un seminario, come riporta il Daily Mail, spiegando che il virus H5N1 è già stato rilevato in specie in tutto il mondo: “Questo virus è stato in cima alla lista delle pandemie per molti, molti anni e probabilmente decenni. E ora ci stiamo avvicinando pericolosamente a questo virus che potrebbe causare una pandemia, perché ha dimostrato la capacità di infettare una serie di mammiferi, compreso l’uomo. Quindi, a mio avviso, penso che questo sia il virus che rappresenta la più grande minaccia pandemica che si sta manifestando a livello globale”.


Sulla stessa lunghezza d’onda John Fulton, consulente della BioNiagara, industria farmaceutica canadese abilitata in vaccini: “Sembra che questo sia 100 volte peggiore del Covid o potrebbe esserlo se mutasse e mantenesse il suo alto tasso di mortalità. Una volta che sarà mutato per infettare gli esseri umani, possiamo solo sperare che il tasso di mortalità non sia alto”. Secondo i dati dell’OMS, infatti, circa il 52% degli infettati dal 2003 è morto. I sintomi dell’aviaria sono simili a quelli di altre influenze, con tosse, dolori muscolari e febbre. Alcune persone potrebbero sviluppare una polmonite di grave entità. Quanto al texano infettato per essere stato in contatto diretto con bovini già malati, come sintomo aveva manifestato soltanto un arrossamento degli occhi. 


Secondo quanto dichiarato al Washington Post da Mandy Cohen, direttore del CDC (Centers for Disease Control), “al paziente è stato detto di isolarsi ed è in trattamento con un farmaco antivirale per l'influenza. L’intero governo degli Stati Uniti sta prendendo molto sul serio questa situazione. Il fatto che il virus sia stato trovato nei bovini potrebbe significare che sta iniziando a mutare”. In una nota emessa nel weekend, il dipartimento ha dichiarato che, per il momento, “sebbene siano possibili casi tra esseri umani a diretto contatto con animali infetti, ciò indica che l'attuale rischio per la popolazione rimane basso”. L’Autorità per la sicurezza alimentare, però, tiene alto il livello di guardia: “Se i virus dell’influenza aviaria A [H5N1] acquisissero la capacità di diffondersi in modo efficiente tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala a causa della mancanza di difese immunitarie contro i virus H5 negli esseri umani”.

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