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La morte non esiste, ecco cosa accade alla coscienza dopo il trapasso

Alberto Fraja
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Non omnis moriar (non morirò tutto). È una frase di Orazio. Il grande poeta romano probabilmente si riferiva alla sua opera, tanto bella da meritare l’immortalità. Nel Medioevo questo verso fu letto come testimonianza di fede cristiana: l’immortalità dell’anima ma non del corpo. Ma siamo sicuri che il corpo sia mortale? La coscienza vive dopo la morte? Stéphane Allix, reporter, inviato nei luoghi più “caldi”, dall’Afghanistan al Pakistan, si dice convinto che ci sia oggettivamente un «dopo». E prova a dimostrarlo attraverso un’inchiesta straordinaria racchiusa in un libro ispirato dalla scomparsa improvvisa del fratello: La morte non esiste (HarperCollins, pp. 352,19 euro). Il fratello di Allix muore in un incidente in Afghanistan, nel 2001. Allix allora ha 32 anni ed inizia a domandarsi dove possa essere finito Thomas. E comincia a cercarlo: compie quattro viaggi in Amazzonia dove per giorni e notti intere rimane in una grotta in stato di trance, sotto il monitoraggio di uno sciamano, che gli dà da bere ayahuasca, una pozione con effetti psicoattivi. Alla domanda, “ha conversato con Thomas?” Allix risponde: «Non c’è stata una conversazione, ma un senso di presenza, di legame. È difficile da descrivere e mi ci è voluto molto tempo per raccontarlo nel libro, perché volevo spiegare al lettore come sia sicuro che non era un’allucinazione, ma un’esperienza reale». (...)

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