Lo leggi e un po’ ti dispiace che l’elenco non comprenda la locuzione horror è tutto grasso che cola o il verbo trasudare, davvero tremendo, che in questa stagione è doppiamente meglio evitare. Poi ti consoli scorrendo tutti gli altri, per esempio quando realizzi che sì, in effetti Cicerone al Senato aveva asfaltato Catilina, e questo nonostante le strade i romani le facessero per durare e comunque neanche lo conoscevano, loro, il catrame. Ridi scompostamente scoprendo che – magra consolazione – non sei un boomer, i tuoi genitori invece sì, perché sono nati dopo la fine della seconda guerra mondiale. Una generazione di persone completamente fuori dal mondo, che si ostina a scrivere a mano e ha orrore della tecnologia ma forse proprio per questo è epica, leggiamo in Bene ma non benissimo, libro spassosissimo curato da Andrea De Benedetti (Carocci Ed., p. 142, euro 14), purtroppo non annoverando tale aggettivo roboante, che si dovrebbe utilizzare solo per Omero, Virgilio e forse Esiodo, e invece sui social capita spesso di leggere – orrore - che un meme è epico. Tuttavia, sebbene ti sia salvato dall’onta di essere un boomer, per i sedicenni sicuramente sei un po’ cringe, anglismo riferibile a una scena di fronte alla quale chi ti guarda prova vergogna al posto tuo, perché sei o hai fatto qualcosa che ti fa venire voglia di sotterrarti, di sparire, o di far sparire chi ti sta di fronte. Una cosa tipo inviare una e-mail con il piccione viaggiatore, si suppone. Insomma questo libro, scritto a più mani dagli allievi della Scuola Holden di Alessandro Baricco, è un elenco dei peggiori tic linguistici che calpestano il sacro idioma di Dante.
Partiamo da una delle parole che chi scrive detesta di più: resilienza. Pensavamo che fosse un prodotto dell’era Covid, invece la troviamo in Se non ora quando? di Primo Levi, in cui appunto compare la «tenace e resiliente Line», la quale «un po’ si ribella e un po’ no al compagno di lotta Leonid che sta cercando di possederla», e quindi insomma lo rimbalza. Ma non si creda che questo verbo sia messo lì a bella posta per non sembrare cringe usando vocaboli desueti: resilienza deriva dal latino re-silire, ossia appunto saltare indietro o rimbalzare. In quegli anni insomma abbiamo rimbalzato il virus, ma ci accade di rimbalzare un sacco di situazioni e persone impossibili, ammettiamolo, quindi la parola è tristemente corretta, per quanto brutta possa apparire (o essere)... Si può dire? Ci piace aggiungere che, tra i rimbalzati della nostra vita, ci sono sempre dei casi umani: e come potevano mancare? Sono, questi, pirla preterintenzionali, soprattutto per la generazione nata dalla metà degli anni Novanta in poi, perché per la generazione Z, per esempio, il caso umano è un tizio in cui sono concentrate tutte le disgrazie possibili e immaginabili, di quelli insomma che si mandano in tv, a fare bella mostra di sé tra l’opinionista, il comico e lo scrittore emergente. Il caso umano, oggi, è un tizio sempre instagrammabile, perché le sue cretinate una condivisione la meritano sempre.
Drone, una parola che 20 anni dopo chiede maggiore impegno
«1. Velivolo privo di pilota, comandato a distanza, per operazioni di ricognizione o sorveglianza. 2. Bersaglio te...E voi direte: bene, ho azzeccato la parolaccia, nel senso di parola oscena linguisticamente parlando, perché condivisione forse non lo è? Molti infatti hanno dimenticato che, prima del prepotente ingresso di Mark Zuckerberg nelle nostre vite con Facebook prima e Instagram poi, condividere significava semplicemente dividere qualcosa con qualcuno, come spiega bene la radice latina cum + dividere. Il primo a condividere fu Gesù, è scritto nel libro non senza una punta di ironia, quando appunto prese il pane lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli. Noi poveretti invece oggi condividiamo l’ultima cretinata di un rapper o una notizia che ci ha colpiti, quando va bene s’intende, perché non c’è limite al peggio. E qui, di peggio, ce n’è proprio tanto, sebbene imbastito con ironia liberatoria.
Si spera quindi che chi lo leggerà abbia la competenza della leggerezza. Che non è una delle otto competenze chiave stilate dal Parlamento europeo con sprezzo del ridicolo, e quel che è peggio è che tutte le scuole dell’UE hanno l’obbligo di svilupparle negli allievi.
Voglio proprio vederli, i docenti di latino, trasmettere «la competenza personale, sociale e la capacità di imparare ad imparare» a una classe di adolescenti in piena tempesta ormonale che prima di tutto imparano a copiare le versioni su Google translate. Insomma, non sembrerebbe ma è un mondo divertentissimo, in cui il famigerato parla come mangi getta un’ombra sinistra sulla dieta di giovani e meno giovani. E se i casi umani non hanno voglia di divertirsi scoprendo che li abbiamo tirati in ballo anche stavolta, non se ne adontino, perché così va il mondo. Nessuno conosce il verbo adontarsi? Poco male: si può sempre fare una ricerca su internet.