Il reflusso gastro esofageo è una patologia che riguarda 1 italiano su 4,cerchiamo di capire con il dott Davide Moioli, chirurgo generale che lavora presso il Policlinico San Marco centro d’eccellenza per la cura del reflusso, di cosa si tratta e quando possiamo parlare di reflusso gastroesofageo. Il Dott Moioli ci spiega che si tratta di “una condizione caratterizzata dalla risalita del contenuto dello stomaco verso l’esofago. Se si verifica più di 2 volte settimana e per più settimane si parla di malattia da reflusso gastro esofageo. In Italia interessa circa il 30% della popolazione, il 5-7% della popolazione con cadenza settimanale, se non addirittura giornaliera. Parliamo di una condizione impattante sulla vita di tutti i giorni dei pazienti che può avere sia una soluzione medica che, nei casi più gravi, è possibile ricorrere ad una terapia chirurgica”.
Quali sono i fattori di rischio ? Il Chirurgo ci spiega che “i principali fattori di rischio sono obesità, fumo, alcol, farmaci come antidolorifici e antibiotici, dieta sregolata (caffè cibi piccanti pomodori cioccolato) e presenza di un’ernia jatale”. Il Dott Moioli continua spigando che “dal punto di vista fisiopatologico la giunzione esofago gastrica è un punto cruciale, perché a questo livello si localizza lo sfintere esofageo inferiore, per gli amici LES che è una zona di alta pressione la cui funzione prevenire il reflusso del contenuto gastrico verso l’esofago. In condizioni normali resta chiuso, si apre temporaneamente al momento della deglutizione per permettere il passaggio del cibo da esofago a stomaco. Funziona pertanto come una valvola. Questo meccanismo nel caso di malattia da reflusso gastroesofageo risulta alterato, favorendo quindi la risalita dell’acido e del contenuto gastrico in esofago.
Quali sono quindi i sintomi e i segnali che non dobbiamo sottovalutare? Lo specialista ci spiega che si deve fare attenzione quando compare bruciore a livello dello sterno, rigurgito acido avvertito in bocca, tosse stizzosa cronica, asma non allergico, rauceudine, mal di gola e alito cattivo. “Questi sintomi sono essere un campanello d’allarme che devono portare il paziente a recarsi dal medico per sottoporsi a degli esami più approfonditi. L’esame principe è la gastroscopia, e successivamente esami funzionali, come la manometria esofagea e la PH impedenziometria”.
Il Dottor Moioli conclude dicendo che “il reflusso cronico può portare allo sviluppo di condizioni patologiche anche molto gravi quali esofagite, stenosi esofagea, esofago di Barrett che è una lesione pre-cancerosa, fino al tumore dell’esofago. Fondamentale è quindi rivolgersi a specialisti in grado sia di riconoscere il problema che di interpretare correttamente gli esami al fine di definire l’iter terapeutico più adeguato che può essere, nei casi più lievi, la terapia medica a base di inibitori di pompa, nei casi più gravi, l’intervento chirurgico”.