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Pomodoro con pesticidi, 821 tonnellate sequestrate e arresti: "Gravi rischi per la salute", il prodotto da evitare

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Altro sequestro che coinvolge il pomodoro. Nella giornata di mercoledì 9 giugno sono state sequestrate 821 tonnellate di semilavorato di pomodoro, per un valore di un milione di euro. L’operazione condotta in un’azienda conserviera dell’Agro Nocerino Sarnese dai Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare (RAC) di Salerno e diretta dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, si riferisce al concentrato di pomodoro. Quest'ultimo - ricorda Il Fatto Alimentare - di provenienza egiziana. Al centro della disposizione la presenza di pesticidi oltre i limiti di legge.

 

 

"I plurimi elementi indiziari acquisiti nell’indagine, – si legge in un comunicato del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare – segnata da riscontri sul campo costantemente vagliati dalla Procura Nocerina, lasciano ritenere che il materiale alimentare sequestrato sia largamente interessato dalla contaminazione di pesticidi, presenti in misura maggiore a quanto normativamente consentito, sussistendo così il concreto rischio di nocività per la salute umana". Il prodotto in questione, era per lo più venduto all'estero sotto forma di barattoli e tubetti, come doppio o triplo concentrato. Il provvedimento ha così interessato migliaia di fusti metallici contenti 250 kg di pomodori in attesa di lavorazione e confezionamento. Il semilavorato sequestrato, infatti, rappresentava solo la parte residua di una partita più grande, già lavorata e commercializzata in Paesi UE ed extra UE.

 

L'operazione, denominata "Scarlatto Due", è seguita dalla denuncia dei due titolari dell’azienda. Entrambi sarebbero accusati di frode in commercio e di commercio di sostanze alimentari nocive. Pochi mesi prima altre indagini avevano messo sotto la lente di ingrandimento le conserve di pomodoro. Anche in quel caso semilavorati e prodotti finiti erano stati sequestrati per un totale che ammontava a 4 mila tonnellate: nel mirino la dicitura falsa. Gli alimenti infatti non erano "100% italiani" o "100% toscani", ma il risultato di un mix di materia prima locale con pomodoro straniero

 

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