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Acqua, che rischi corre il tuo cuore se ne bevi troppa: attenti alle dosi

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Melania Rizzoli
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Si chiama “aquaholism”, richiama il termine alcolismo, ma si riferisce al consumo esagerato di acqua, che ormai è diventato una moda sociale, e che può portare, in casi estremi, a una forma di dipendenza, come quella di bere di continuo anche quando non se ne sente il bisogno. Una abitudine soprattutto femminile, quella di andare in giro con la bottiglia dell’acqua in borsa, per fare sorsi ripetuti ogni 15 minuti nell’illusione di migliorare la idratazione di pelle e tessuti, avendo sempre un bagno nelle vicinanze, senza valutare il fatto che l’aumento della diuresi è il meccanismo che l’organismo attiva prontamente per eliminare i liquidi ritenuti superflui o in eccesso.

L’ultimo studio, pubblicato sull’autorevole rivista Science, smentisce quella che ormai è diventata una prassi comune, ovvero la raccomandazione di bere almeno due litri di acqua al giorno, poiché tale suggerimento non è affatto supportato scientificamente e i ricercatori hanno lanciato il contrordine: gli otto bicchieri d’acqua quotidiani non sono più necessari, anzi sono ritenuti eccessivi per la corretta idratazione.

 

 

 

In medicina è difficile stabilire la quantità precisa di liquidi da ingerire per ogni persona, perché l’esigenza di acqua dipende da vari fattori, soggettivi ed oggettivi, quali ad esempio la stagione in cui ci si trova, l’attività fisica che si svolge, il sudore che si perde, la quantità di sale che si assume e soprattutto lo stato di salute, per la presenza o meno di malattie. La quantità media si aggira attorno al litro o al litro e mezzo, ma bisogna ricordare che una grande quantità di acqua è contenuta nel caffè, nel tè, nel latte, nelle bibite e nei cibi che mangiamo, come frutta e verdura, delle quali bastano quattro porzioni al giorno per raggiungere il livello stabilito.

È vero che l’acqua è l’elemento essenziale per favorire le funzioni primarie del nostro organismo, quali la digestione, la circolazione, l’eliminazione delle tossine e l’idratazione organica, mentre è un falso mito la credenza che il suo incremento risolva i problemi di ritenzione, di edemi odi cellulite, la cui causa è dovuta alle quantità di zucchero e di sale assunte, due elementi che trattengono le molecole di H2O a livello dermico. Come è un falso credere che l’acqua gasata favorisca o acceleri la digestione, poiché in realtà l’anidride carbonica con cui è addizionata l’acqua frizzante non ha alcuna proprietà digestiva, in quanto le bollicine producono l’emissione ed espulsione di gas per via orale, il che non è affatto sinonimo di digestione.

 

 

 

Inoltre l’abuso di acqua ingerita può avere conseguenze negative, come l’aumento della sudorazione per cercare di eliminare l’eccesso, l’aumentata diluizione del volume plasmatico con affaticamento cardiaco ma anche cerebrale, due organi vitali sempre impegnati a controllare la gestione dei liquidi all’interno del nostro organismo. Di norma infatti bisognerebbe bere quando si ha sete, a meno che non intervengano patologie che impongano un aumento della idratazione, quali le calcolosi renali, le cistiti, le diarree e tutte quelle situazioni che comportano una perdita di liquidi importante.

Anche bere poco però è altrettanto negativo, e spesso lo si fa per pigrizia, per esigenze contingenti, come la difficoltà a trovare un bagno, o in tarda età, quando diminuisce o scompare il senso della sete, per cui le persone anziane vanno sempre invitate a bere durante il giorno, quando spesso lo dimenticano, cosa che comporta sofferenza cerebrale, con sintomi di confusione e disorientamento, che migliorano rapidamente con una corretta idratazione. Il cervello infatti, mostra segni di sofferenza evidenti sia in carenza che in eccesso di liquidi, quando per esempio la iperidratazione provoca la perdita di Sodio, alterando il delicato e vitale equilibrio elettrolitico, con ripercussioni evidenti anche a livello muscolare, come la comparsa di crampi, e soprattutto del ritmo cardiaco, che sviluppa extrasistoli o fibrillazioni.

Bere durante i pasti fa bene, soprattutto se il cibo consumato è secco, come insaccati, pasta o pane, alimenti che necessariamente devono essere ammorbiditi per facilitare l’azione dei succhi gastrici ed evitare una digestione lenta e difficoltosa, ma la regola è quella di non assumere più di tre bicchieri di acqua a pasto. Un bicchiere a temperatura naturale assunto la mattina a stomaco vuoto facilita la peristalsi intestinale, ed è consigliato anche bere quando ci si trova in ambienti con aria condizionata forzata (ufficio, treni o aerei) per evitare il suo effetto disidratante, soprattutto epidermico.

Naturalmente il dispendio energetico regola la quantità necessaria di liquidi da introdurre, essendo il fattore più importante nel ricambio idrico, come avviene per esempio negli atleti o nei bambini, ma in condizioni normali, senza un turnover elevato, non bisogna sforzarsi a bere ma seguire il senso della sete, ovvero bere quando se ne sente il bisogno, perché dissetarsi con l’acqua, che non contiene calorie, è il modo più sicuro e salutare per idratare bene tutti gli organi interni ed esterni, senza il timore di aumentare di peso.

 

 

 

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