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Cibo, la regole dei "cinque secondi" funziona? Il parere dell'esperto

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Chi, almeno una volta nella vita, ha fatto cadere del cibo a terra avrà pensato di sfruttare la celebre "regola dei cinque secondi", che recita più o meno in questo modo: se raccogli l'alimento entro cinque secondo lo puoi consumare. Altrimenti, sarebbe meglio buttarlo. Ma sarà davvero un metodo scientifico? La risposta la fornisce il dottor Bryan Quoc Le, uno scienziato alimentare che ha spiegato cosa succede nello specifico in quei pochi secondi.

"Quando il pasto cade si esponde ai batteri. Il grado di contaminazione aumenta nel tempo, ma non c'è un periodo di tolleranza di cinque secondi prima che i batteri si attacchino al cibo. Anche le superfici apparentemente pulite sono piene di microrganismi che possono variare da poco dannosi a esponenzialmente pericolosi" ha dichiarato il Dottore. Ciò che è importante, quindi, è capire quali fattori influenzano la concentrazione di batteri che finisco nel cibo, una volta caduto per terra. Secondo lo studio del Dottor Bryan Quoc Le, infatti, il primo fattore riguarda proprio il pavimento, poiché "le superfici completamente piatte aumentano le possibilità di contaminazione, mentre quelle strutturate con crepe o fessure permettono di ridurre la quantità di batteri che finiscono sul cibo" ha riportato lo studioso.

 

Il secondo fattore, invece, riguarda la tipologia di cibo. "Se il cibo ha molta acqua o è appiccioso, raccoglierà una concentrazione di batteri più alta rispetto a quella che potrebbe riportare il cibo secco" ha dichiarato il Dottore. Secondo lo studio, l'umidità ha un peso non indifferente sul trasferimento dei batteri sul cibo: un esempio sono le fette di salumi che raccolgono più germi rispetto agli alimenti con minor umidità.

 

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