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Feltri apocalittico sull'immigrazione: "Finiremo tutti con la gola tagliata"

Matteo Legnani
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E' un Feltri apocalittico quello che, nel suo consueto commento su "Il Giornale" interviene nel dibattito sull'immigrazione che in queste settimane ha preso d'assalto l'Italia e l'Europa. "Africani e mediorientali preferiscono l' azzardo di una traversata in mare, su imbarcazioni poco raccomandabili, stipati quali sardine in scatola, o di un lungo cammino sulla terraferma, che non rimanere dove sono nati e cresciuti tra mille difficoltà, costretti a subire umiliazioni e sofferenze d' ogni tipo" scrive il fondatore di Libero. Il quale però ricorda come il nostro continente non sia più l'Elodorado capace di accogliere e sfamare i poveri del mondo. "È inammissibile che siriani e popoli di colore paghino fior di 'pedaggi' per emigrare dove nessuno li accetta, non per cattiveria o egoismo, bensì per mancanza di spazi e di fondi sufficienti allo scopo di accoglierli come Dio comanda. (...). Poi il tono di Feltri, da quello dell'analisi, vira sul piano storico: "È vero, le migrazioni di massa sono sempre avvenute, dalle origini del mondo ad oggi. Attenzione, però: non sono mai state pacifiche. I barbari che invasero l' Impero romano menarono le mani a più non posso. I romani si difesero strenuamente. Poi persero, e le cose si conclusero come è noto". Quindi il monito: "A distanza di secoli e secoli, la storia di ripete: se rinunciamo a priori a batterci, sarà fatale la sconfitta; rinunceremo anche a trattare la resa. Saremo dominati, schiacciati, fatti a pezzi da musulmani e neri (non è lecito scrivere negri, perché la mamma non vuole). Voliamo allegramente verso il nostro destino di imbelli e di buonisti stolti: più che dal paradiso siamo attesi da un coltello che ci taglierà la gola e la testa. La prospettiva non è attraente ma sarà inevitabile, signori cretini".

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