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Sergio Marchionne, gli insulti del comunista Marco Rizzo: "Ricattatore, massacrava gli operai"

Davide Locano
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Un comunista contro Sergio Marchionne. Dopo la morte dell'ex ad di Fca, su affaritaliani.it, si scatena Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista. E contro il manager, in un lungo commento, usa parole pesantissime: "Chi ha avuto l'opportunità anche solo di seguire le sue interviste, che hanno attraversato a reti unificate i palinsesti televisivi e giornalistici in questi giorni, si è reso conto che il suo unico valore (anche onesto nella sua crudezza) era il business, il mercato, la globalizzazione capitalistica e che, ad esso, era utile sacrificare ogni libertà sociale ed anche individuale". E ancora, prosegue Rizzo: "Dopo essersi appropriato di qualsiasi tipo di finanziamento pubblico ha trasferito la sede legale e fiscale all'estero, lasciando in Italia stabilimenti vuoti dopo aver prospettato un 'progetto Italia', usato come leva di ricatto per vincere il referendum a Pomigliano d'Arco e Mirafiori, grazie alla complicità dei sindacati confederali e al forte sostegno di tutto il vertice del Pd, nazionale e locale, da Veltroni a D'Alema (Renzi non era ancora arrivato), da Fassino a Chiamparino". Leggi anche: Marchionne, l'indiscrezione: quei medici contrari all'operazione Dunque, in un crescendo durissimo, Rizzo sostiene che il modello Marchionne "ha costituito le basi per l'attacco definitivo al contratto di lavoro nazionale, condito con caratteri coercitivi e repressivi, come le minacce di licenziamento ai militanti comunisti e sindacali così come ai dipendenti in malattia, i turni massacranti, le pause praticamente azzerate (coi dipendenti di fatto obbligati a urinarsi addosso) e poi i reparti confino, i riposi forzati e la cassa integrazione". Marchionne, insomma, dipinto come una sorta di mostro.

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