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Verso smart land, la gestione delle acque piovane al centro delle città del futuro

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Roma, 13 ott. (AdnKronos) - Progettare un'infrastruttura idrica intelligente e diffusa che trattenga le acque piovane, le controlli, crei nuovi paesaggi urbani. Una sfida per la gestione dei processi di trasformazione urbana. Su questa scia Legambiente e Gruppo Cap immaginano, anche per Milano, un cambio di passo nella gestione delle acque come quello che ha consentito a Essen, grande centro nella metropoli della Ruhr, di ottenere dalla Commissione Europea il riconoscimento di European Green Capital 2017. Il programma ambientale della città tedesca che ha maggiormente impressionato la giuria prevede di gestire in maniera differenziata l'acqua di pioggia, a partire da un primo obiettivo che fissa al 15% la quota di acque piovane da sottrarre al sistema misto di fognature da qui al 2020. Lo sforzo sarà quello di trovare le soluzioni innovative capaci di permettere a queste acque di arrivare in falda o di essere recapitate ai corsi d'acqua naturali senza sovraccaricare il sistema dei collettori e dei depuratori, e dilazionandone la restituzione così da attenuare le piene fluviali e i connessi rischi di esondazione. Fra le soluzioni adottate c'è lo sviluppo di infrastrutture verdi urbane, che affiancano alla tradizionale funzione del verde, pubblico e privato, anche la gestione delle acque piovane con il ricorso a trincee drenanti, tetti verdi, bacini di ritenzione, rinaturalizzazione, scopertura ed espansione dei corsi d'acqua. "Quello tra le città e la gestione delle acque è sempre stato un rapporto delicato. Tanto più oggi che dobbiamo pensare al superamento degli stretti confini amministrativi per un approccio su scala di bacino, costruendo un vero smart land. Un territorio intelligente in cui i temi dell'acqua possano essere affrontati in modo integrato", sottolinea Alessandro Russo, presidente Cap Holding, al convegno promosso insieme a Legambiente a Cascina Triulza in Expo. La questione non è solo quello di 'contenere' le acque attraverso la proliferazione di vasche e bacini artificiali ma di introdurre i concetti di resilienza idrica nei criteri di progettazione ed esecuzione di edifici, quartieri, e soprattutto nella rigenerazione di intere parti di città, riducendo l'impermeabilizzazione delle superfici e consentendo di gestire in modo efficace ed ecologico la circolazione idrica e aumentando la sicurezza a tutto beneficio dei cittadini, rispetto ai rischi connessi ai fenomeni climatici estremi. "Occorre disegnare un progetto delle acque di città che sia capace di rispondere in modo non rigido agli impulsi meteoclimatici, garantisca miglior efficienza d'uso della risorsa e una superiore qualità delle acque restituite ai corpi idrici", insiste Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia. "Occorre un ripensamento degli approcci ingegneristici puri con cui fino ad oggi si sono disegnate le reti scolanti, e per farlo bisogna pensare alle città come organismi complessi e capaci di adattarsi al clima che cambia: per questo non basta più pensare di gestire lo smaltimento delle acque solo realizzando tubi che scaricano verso i comuni a valle, l'acqua deve essere invece trattenuta, gestita, e se possibile utilmente impiegata", conclude.

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