Estrazioni petrolifere nel Parco Yasunì in Ecuador, contraria la Germania
A Quito il presidente Correa attaccato per l'inversione di rotta sullo sfruttamento dell'area
Roma, 21 ago. - (Adnkronos/Dpa) - Il parco nazionale Yasunì Itt (Ishpingo-Tambococha-Tiputini), polmone verde del pianeta riconosciuto dall'Unesco come l'area più ricca dal punto di vista della biodiversità, apre le porte allo sfruttamento petrolifero per decisione del presidente dell'Ecuador Rafael Correa. E scatena la reazione della Germania che aveva destinato 30 milioni di euro per progetti ambientali e sociali nel Parco Nazionale con particolare riferimento alla tutela delle foreste, della biodiversità e dei popoli indigeni. Correa ha infatti deciso di avviare lo sfruttamento petrolifero di un'area inclusa nello Yasunì Itt: colpa dei Paesi ricchi che, secondo il presidente dell'Ecuador, non hanno sostenuto la creazione d'un fondo che doveva raccogliere, in 12 anni, la metà degli oltre 7 miliardi di dollari che il Paese avrebbe invece intascato sfruttando i giacimenti che si trovano nel sottosuolo dello Yasunì. La nuova Costituzione dell'Ecuador, infatti, per la prima volta riconosceva i diritti fondamentali della Pacha Mama, la Madre Terra, e in base a questa politica il Paese aveva deciso di difendere il polmone verde dallo sfruttamento petrolifero, con beneficio per la salute del Pianeta intero, e per questo chiedeva aiuto ai governi di tutto il mondo. Nel 2011, infatti, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) aveva stabilito un fondo fiduciario per gestire le donazioni al progetto ma, ad oggi, sono stati raccolti solo 13 milioni dei 3,6 miliardi di dollari richiesti. La cosa, quindi, non si è realizzata nella misura prevista e ora l'Ecuador fa un passo indietro. Inversione di rotta che non incontra il favore della Germania che si schiera contro la decisione del presidente Correa, posizione resa nota dall'incaricato agli Affari dell'ambasciata tedesca a Quito, Ronald Munch, in occasione dell'inconto con il vice ministro dell'Ambiente Monica Hidalgo. "Il governo della Repubblica Federale di Germania si rammarica per l'inizio dell'estrazione di petrolio nel Parco Nazionale Yasunì ed è convinto che ciò che accade nella riserva della biosfera sia una responsabilità dell'Ecuador", ha dichiarato Munch. Munch ha ricordato che Germania ed Ecuador hanno discusso a lungo prima di raggiungere un accordo sull'intervento finanziario tedesco nella regione Yasunì (i 30 milioni di euro, appunto), accordo che "presuppone un impegno da parte del governo ecuadoriano nella protezione della foresta, della biodiversità e delle popolazioni indigene", sottolinea Munch. Ora, dopo la decisione dell'Ecuador di sospendere il progetto Yasunì-Itt, il governo tedesco ritiene che sia opportruno chiarire "le condizioni e le prospettive per il programma di sviluppo sostenbile", concordate dai due Paesi. La Germania, fa sapere Munch, potrebbe avviare colloqui con l'Ecuador "il prima possibile", perché la Germania sostiene "obiettivi di protezione delle foreste, della biodiversità e delle popolazioni indigene" nello Yasunì Itt. E proprio per quanto riguarda le popolazioni indigene, è bene ricordare che l'area è abitata da due tribù incontattate: i Tagaeri e i Taromenane. Le tribù - denuncia Survival International, che dal 1969 difenede i diritti delle popolazioni indigene - non hanno difese immunitarie verso le malattie portate dall'esterno e qualsiasi contatto potrebbe essere loro fatale. Molte tribù della regione sono già state decimate a seguito del contatto con gli operai petroliferi.