Roma, 23 mag. - (Adnkronos) - Il patrimonio naturalistico in Italia vanta un'area di 34.000 chilometri quadrati distribuiti in 527 comuni e garantisce il 3,2% della ricchezza nazionale, alimentando attività nella filiera eco-sostenibile, agricola e nel turismo, con un volume di affari proveniente dalle imprese private pari a 34,6 miliardi di euro nel 2011. Tutela dell'ambiente sì, ma anche un importante contributo all'economia del Paese, come viene ricordato anche domani in occasione della giornata europea dei parchi. "Ogni anno oltre 30 milioni di visitatori vengono in Italia per visitare i nostri parchi, con risultati importanti dal punto di vista economico e occupazionale", spiega all'Adnkronos Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi. Al tema, la Regione Trentino ha recentemente dedicato un approfondimento dal quale è emerso che il 15% dei turisti visitano la Regione esclusivamente per i suoi parchi nazionali, oltre a un 50% che la visita anche per i parchi. In totale, i turisti esclusivi dei parchi trentini spendono 45 milioni di euro; di questa cifra, solo l'Iva ammonta a 9,45 milioni di euro, mentre la gestione dei tre parchi presi in esame costa allo Stato 6,7 milioni di euro. "Quindi, solo l'Iva generata dal turismo esclusivo è superiore al costo dei parchi trentini - commenta Sammuri - non ci sono altri settori pubblici che abbiano performance di questo tipo. Se poi aggiungiamo all'Iva gli altri aspetti contributivi, lo Stato incassa più di quanto spende. Ecco perché i parchi contribuiscono all'economia ed ecco perché è un errore pensare che siano un costo e non un investimento molto produttivo". Anche all'estero il tema è stato approfondito: in Finlandia, in tempi di spending review, si era pensato di ridurre i finanziamenti ai parchi nazionali, "ma anche qui si è arrivati alla stesa conclusione - aggiunge i presidente di Federparchi - in Finlandia si è dimostrato che i parchi influiscono sulla salute: in pratica, più si frequentano i parchi, più si sta bene e più si sta bene meno ci si ammala e meno costiamo allo Stato". Tanto per fare un esempio, una giornata di osservazione all'orso in Alaska costa al turista 500 euro, "significa che conservare l'orso non solo è importante dal punto di vista della biodiversità, ma ha un ricasco economico, e la stessa cosa vale per lo stambecco o l'orso marsicano in Italia". C'è poi il tema dell'occupazione. "Le persone impiegate direttamente nei parchi non sono moltissime, circa 5-6mila - spiega Sammuri - ma le attività turistiche creano un indotto importante". E non bisogna dimenticare le risorse idriche. "Oltre il 50% delle risorse idriche italiane sono presenti all'interno dei parchi" e quindi più tutelate, "e più l'acqua è pura l'acqua meno costa, quindi - aggiunge - salvaguardare le sorgenti pure e sane ha valore economico". Visto il contributo economico, anche i Parchi hanno qualche richiesta da avanzare al governo che si può tradurre nella parola 'managerialità'. "La pubblica amministrazione italiana vive una crisi forte, è necessario ridurre la spesa pubblica. Noi siamo consapevoli che ciò va fatto, ma se vogliamo avere un'amministrazione moderna bisogna fare come in altri Paesi: lavorare sui budget". Ovvero, "affidare un budget al parco attivandone la capacità manageriale, invece oggi lo Stato italiano si limita a indicare quanto bisogna spendere per le diverse voci, vincoli che non lasciano spazio alla managerialità. Se lo Stato vuole risparmiare, ci dia meno soldi ma più libertà manageriale". E anche snellire la burocrazia può aiutare. Oggi per l'approvazione di un piano parchi si possono aspettare anche 10 anni, " con il rischio che, una volta approvato, il piano non sia più attuale", conclude il presidente di Federparchi. Nei parchi nazionali si trova la maggior parte degli habitat importanti per la vita delle 56 mila specie di animali presenti in Italia, il paese europeo con la maggiore varietà di specie viventi. Il 98% sono insetti e altri invertebrati; i mammiferi sono rappresentati da ben 118 specie diverse. E' quanto emerge dallo studio 'Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale', una pubblicazione curata dal ministero dell'Ambiente che raccoglie e classifica i dati sul patrimonio naturale dei parchi che domani saranno celebrati con una giornata europea. Per la prima volta in Italia viene censita la ricchezza di piante, animali, ecosistemi, paesaggi contenuti nei 23 territori presi in esame. Dallo studio emerge che nei 23 parchi nazionali ci sono 124 varietà di ambienti sulle 149 presenti in Italia. Il 7,1% del territorio dei parchi è rappresentato da fiumi e da laghi e tra le piante, le foreste più significative sono faggete e querceti, che danno un valido contributo alla lotta contro l'effetto serra. Nei territori dei soli Parchi vengono accumulate 5,1 tonnellate di carbonio in più per ogni ettaro di superficie rispetto al territorio nazionale (6 tonnellate nel 2020): alcuni boschi hanno una capacità di accumulo doppia rispetto alla maggior parte degli altri habitat. Le faggete contribuiscono per il 21% del carbonio totale stoccato contr la superficie dell11%. I parchi nazionali, inoltre, frenano il consumo del suolo: se in Italia il 17% dei boschi ha ceduto il passo a superfici artificiali, l'attenzione degli enti parco ha permesso di ridurre al 4,5% l'urbanizzazione in queste aree protette. Il rapporto è un contributo alla Strategia nazionale della biodiversità (2011-2020).