Roma, 22 mar. - (Adnkronos) - Il patrimonio naturalistico in Italia vanta un'area di 34.000 chilometri quadrati distribuiti in 527 comuni e garantisce il 3,2% della ricchezza nazionale, alimentando attività nella filiera eco-sostenibile, agricola e nel turismo, con un volume di affari proveniente dalle imprese private pari a 34,6 miliardi di euro nel 2011. Tutela dell'ambiente sì, ma anche un importante contributo all'economia del Paese: i parchi nazionali rivendicano il loro ruolo di baluardo a difesa della natura e della biodiversità ma accendono i riflettori sulle positive ricadute economiche della loro presenza nel Paese. "Ogni anno oltre 30 milioni di visitatori vengono in Italia per visitare i nostri parchi, con risultati importanti dal punto di vista economico e occupazionale", spiega all'Adnkronos Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi. Al tema, la Regione Trentino ha recentemente dedicato un approfondimento dal quale è emerso che il 15% dei turisti visitano la Regione esclusivamente per i suoi parchi nazionali, oltre a un 50% che la visita anche per i parchi. In totale, i turisti esclusivi dei parchi trentini spendono 45 milioni di euro; di questa cifra, solo l'Iva ammonta a 9,45 milioni di euro, mentre la gestione dei tre parchi presi in esame costa allo Stato 6,7 milioni di euro. "Quindi, solo l'Iva generata dal turismo esclusivo è superiore al costo dei parchi trentini - commenta Sammuri - non ci sono altri settori pubblici che abbiano performance di questo tipo. Se poi aggiungiamo all'Iva gli altri aspetti contributivi, lo Stato incassa più di quanto spende. Ecco perché i parchi contribuiscono all'economia ed ecco perché è un errore pensare che siano un costo e non un investimento molto produttivo". Anche all'estero il tema è stato approfondito: in Finlandia, in tempi di spending review, si era pensato di ridurre i finanziamenti ai parchi nazionali, "ma anche qui si è arrivati alla stesa conclusione - aggiunge i presidente di Federparchi - in Finlandia si è dimostrato che i parchi influiscono sulla salute: in pratica, più si frequentano i parchi, più si sta bene e più si sta bene meno ci si ammala e meno costiamo allo Stato". Tanto per fare un esempio, una giornata di osservazione all'orso in Alaska costa al turista 500 euro, "significa che conservare l'orso non solo è importante dal punto di vista della biodiversità, ma ha un ricasco economico, e la stessa cosa vale per lo stambecco o l'orso marsicano in Italia". C'è poi il tema dell'occupazione. "Le persone impiegate direttamente nei parchi non sono moltissime, circa 5-6mila - spiega Sammuri - ma le attività turistiche creano un indotto importante". E non bisogna dimenticare le risorse idriche. "Oltre il 50% delle risorse idriche italiane sono presenti all'interno dei parchi" e quindi più tutelate, "e più l'acqua è pura l'acqua meno costa, quindi - aggiunge - salvaguardare le sorgenti pure e sane ha valore economico". Visto il contributo economico, anche i Parchi hanno qualche richiesta da avanzare al governo che si può tradurre nella parola 'managerialità'. "La pubblica amministrazione italiana vive una crisi forte, è necessario ridurre la spesa pubblica. Noi siamo consapevoli che ciò va fatto, ma se vogliamo avere un'amministrazione moderna bisogna fare come in altri Paesi: lavorare sui budget". Ovvero, "affidare un budget al parco attivandone la capacità manageriale, invece oggi lo Stato italiano si limita a indicare quanto bisogna spendere per le diverse voci, vincoli che non lasciano spazio alla managerialità. Se lo Stato vuole risparmiare, ci dia meno soldi ma più libertà manageriale". E anche snellire la burocrazia può aiutare. Oggi per l'approvazione di un piano parchi si possono aspettare anche 10 anni, " con il rischio che, una volta approvato, il piano non sia più attuale", conclude il presidente di Federparchi.