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Elezioni europee, il sondaggio sotterraneo: "Quando crolla l'Unione". Onda sovranista e conto alla rovescia

Giulio Bucchi
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Mentre la maggioranza dei residenti nelle città europee prevede un probabile crollo dell'Unione entro pochi anni (come rileva un' indagine realizzata da YouGov per conto del Council on Foreign Relations) lo stato maggiore del politicamente corretto si ostina a non voler prendere atto che tali timori non sono un' invenzione della propaganda sovranista, ma nascono dai disagi prodotti dalle politiche sbagliate condotte finora e che vanno dagli effetti distorsivi del Patto di stabilità - foriero di disoccupazione e disuguaglianze sociali e già definito stupido dall' ex presidente della Commissione Romano Prodi - all' incapacità di affrontare con strategie razionali il fenomeno dell' immigrazione di massa. Stiamo assistendo, per dirla con un' espressione abusata, ma sempre efficace, ad una pericolosa scissione fra "élite e popolo". Infatti, in gran parte dei Paesi membri le forze politiche - presenti nella manifestazione in piazza Duomo a Milano - che rivendicano maggiori poteri per le sovranità nazionali e propongono una decisa inversione di marcia sul terreno della politica economica vengono date in costante ascesa, nonostante l' establishment politico-culturale continui a demonizzarle come se fossero l' anticamera di un nuovo fascismo. Leggi anche: "Euro e Unione, quando e perché salta tutto". La bomba della sovranista Francesca Donato I riformatori demonizzati - Si preferisce aggredire coloro che introducono nel dibattito pubblico i bisogni dei cittadini piuttosto che incominciare a sciogliere i nodi storici del progetto europeo riconducibili a una semplice domanda: l' Ue deve continuare ad essere un' agenzia di servizi economico-finanziari con poteri di controllo e di veto sui bilanci dei rispettivi Paesi, o, viceversa, deve cambiare rotta, per diventare un' entità politica unitaria? Nel primo caso, il pericolo di un' implosione potrebbe essere reale nel giro di poco tempo, mentre, nel secondo, potrebbe esserci l' opportunità di costruire un nuovo edificio istituzionale con al centro il riconoscimento delle identità nazionali. Alexis de Tocqueville nel suo Democrazia in America, dopo avere segnalato il «carattere provvidenziale e ineluttabile della democrazia», invita a riflettere sul rischio, sempre presente in tali sistemi politici, che si possa smarrire la bussola liberale, per scivolare lungo la via del dispotismo. In tal senso, il destino delle istituzioni democratiche - come peraltro specificherà più di un secolo dopo Karl Popper - dipende dalla qualità degli uomini al comando perché «le istituzioni sono come le fortezze, resistono se è buona la guarnigione». Un progetto tradito - A tal proposito, possiamo dire, senza timore di essere smentiti e alla luce dei pessimi risultati raggiunti, che la guarnigione che ha guidato fin qui il cammino dell' Unione europea si è rivelata essere del tutto inadeguata rispetto all' ambizioso progetto dei Paesi fondatori. Ricordava il filosofo spagnolo Ortega Y Gasset che «la forma che ha rappresentato in politica la più alta volontà di convivenza è la democrazia liberale e che essa si caratterizza attraverso l' istituzionalizzazione del dissenso e dello spirito critico». Giusto il contrario di quel che è sempre avvenuto - e che continua ad accadere - a Bruxelles e dintorni. Il prossimo 26 maggio non potranno che essere questi i temi su cui i cittadini saranno chiamati ad esprimere le loro preferenze. Argomenti che costituiranno un riferimento obbligato per chiunque dovrà cimentarsi nella riscrittura delle istituzioni targate Ue. In caso contrario, il timore per un crollo totale del sogno democratico europeo potrebbe diventare realtà. Altro che minaccia sovranista.

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