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Che sceneggiata con Feltri, Mentana, Travaglio: tutti a salvare Di Pietro

Facci: Su La7 surreale puntata di Servizio pubblico sugli scandali dell'Idv e la fine del partito dell'ex pm di Mani Pulite

Matteo Legnani
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di Filippo Facci Ma che simpatico spettacolino che abbiamo visto giovedì sera a Soccorso Pubblico su La7, ma che bella rimpatriata di compagnoni tutti stretti attorno a Tonino tanto per metterlo in mezzo, ah, vecchia sòla, ma che c'hai combinato, bricconcello, dài che adesso però ci divertiamo. La puntata s'intitolava «Fine di un'epoca» anche se a parlarne  c'erano dei bastioni dell'epoca ancora precedente, tutta una gara di gentleman agreement con Di Pietro che dava del tu e soprattutto sghignazzava (fingeva di farlo) per qualsiasi cazzata, mezza battuta, spiraglio che sdrammatizzasse roba che avrebbe dovuto impiccarlo alle porcate che ha fatto per anni, le stesse che infatti hanno impiccato altri. Ma era Di Pietro, un amico un po' speciale, il mandante spirituale di centinaia di puntate di uno e dell'altro, delle prime pagine di uno e dei libri dell'altro: e allora eccoti un Santoro paterno che sembrava che stesse insegnando a parlare a suo figlio, un Feltri che ormai sdrammatizzerebbe anche la terza guerra mondiale, un Mentana tutto iperteso nel cercar di profondere concetti che sembrassero più intelligenti di quanto fossero informati e puntuali, un reticente Travaglio che vabbeh, è dissociato e come al solito parlava da solo. Tutta una gara a concedere repliche senza che le accuse fossero state davvero riformulate, col padrone di casa che è «andato a verificare» dati e visure catastali che erano già stati pubblicati nel 2008. Tutti a chiedersi come mai certe cose esplodano ora e non in passato, dimenticando che in passato non erano esplose anche perché loro le avevano completamente ignorate; tutti orientati ancora una volta, com'erano e come sono, a recepire l'umore popolare anziché limitarsi a informarlo. Avrebbero potuto prendere Di Pietro e seppellirlo con le sue porcate - bastava un decimo della veemenza dedicata ad altri - e invece tu guarda che puntata, che forcing, che tre amigos a cui mancava solo il grappino e la briscola: sembrava una psicoterapia di gruppo con venature sociologiche, al punto che Luisella Costamagna, per tre cose in croce che è andata a leggersi - ma soprattutto è riuscita a dire - sembrava un premio Pulitzer in mezzo a tanti piccoli Forlani.  No, adesso non lo faremo, qui, l'elenco delle falsità-scemenze-omissioni di Antonio Di Pietro o la proposizione di tutte le repliche che i nostri colossi del giornalismo non hanno saputo e voluto fare: abbiamo già dato, abbiamo già scritto in cinque edizioni di libro e in centinaia di articoli pubblicati in milioni di copie, a sommarli. Da queste parti - via email, via twitter, via facebook e persino per telefono - migliaia di voci hanno già letto, capito e formulato tutte le domande che giovedì sera gli amici di Soccorso Pubblico hanno scelto di non fare, o di fare con lo spirito di chi rimproverava un monello perché aveva rubato il cioccolato. Pazienza se il monello si è comprato degli appartamenti con denaro pubblico (col meccanismo degli affitti) e si è preso un miliardo di lire da una vedova che gliel'aveva donato per fare politica; uno che si è fatto ristrutturare casa coi soldi del partito, ha preso ipocritamente tutti i finanziamenti pubblici (tuonandoci contro) e ha piazzato in politica figlio, moglie, cognato, amici e avvocato mentre gestiva completamente da solo decine di milioni di euro con la moglie e una vecchia amica tesoriera.  Santoro lo sapeva da anni: ma è stato zitto per anni. Mentana lo sapeva da anni: ma è stato zitto per anni. Travaglio lo sapeva da anni: ma è stato zitto, insultava chi lo scriveva e zitto rimane. Feltri qualcosa ha scritto, in compenso sta zitto ora, perché con Di Pietro ci andava a cena e ancora ci va, dice. Sono questi qui i nostri campioni del giornalismo. Poi dicono che uno si butta a Cinque Stelle.

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