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Cinema, "Quel che so sull'amore" di Gabriele Muccino stroncato a Hollywood

Nonostante il cast fenomenale con Gerard Butler, Jessica Biel e Catherine Zeta Jones l'ultima commedia del regista non convince i critici

Giulio Bucchi
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di Massimo De Angelis Correva l'anno di grazia 2006 quando scoccò la scintilla tra l'attore Will Smith e il promettente Gabriele Muccino, con il risultato che il regista italiano sbarcò di gran carriera a Los Angeles.  Dalla loro collaborazione nacque il film  «La ricerca della felicità», con un ottimo riscontro di pubblico e critica, tanto da far gridare all'ennesimo miracolo americano. Invece rappresentò l'apice del successo, seguito da un declino inarrestabile. Con la succesiva pellicola  «Sette anime» iniziarono ad emergere le prime crepe, gli spettatori rimasero perplessi e l'incasso latitante.  Dopo la parentesi in terra nostrana con il sequel de «L'ultimo bacio» («Baciami ancora»), un lungo periodo di gestazione per dar vita all'ultima fatica hollywoodiana, la commedia sentimentale «Quel che so sull'amore», nella speranza di una resurrezione artistica. A onor del vero le premesse per una positiva operazione c'erano tutte: cast stellare, composto da Gerard Butler, figura principale, Jessica Biel, Dennis Quaid, Uma Thurman e Catherine Zeta Jones, e un racconto lineare, tra il romantico e il divertente.   Al centro della trama il percorso di crescita personale e maturazione di un calciatore professionista, incapace di coniugare i favori della sua carriera con la responsabilità della vita familiare. Dopo il divorzio dalla moglie e il conseguente allontanamento del figlio, resosi conto dei suoi errori  e percependo l'assenza del bambino, tenta la via del recupero.  L'uomo decide infatti di ricucire il rapporto, proponendosi come allenatore del club di football in cui milita il ragazzo, divenendo però in breve tempo l'attrazione principale delle mamme dei compagni di squadra, che fanno a gara per circuirlo.  Peccato che oltreoceano nessuno abbia apprezzato la pellicola. I critici statunitensi, dopo la proiezione della prima, hanno riscontrato all'unisono la mancanza di uno snodo narrativo, stroncando duramente il film.  Il più benevolo è risultato il giornalista dell'«Hollywood Reporter», che ha sentenziato: «Attori attraenti non possono redimere una trama melensa», mentre il «New York Daily News» ha garantito ai suoi lettori che il lungometraggio «è destinato a finire immediatamente nel dimenticatoio». Assai duro il giudizio dell'«Huffington Post» nel definire l'opera «piatta, noiosa, amatoriale, spazzatura, la peggiore produzione dell'anno».  La ciliegina sulla torta l'ha posta il magazine «Usa Today» che non salva nulla, eccetto l'interpretazione del piccolo artista sconosciuto di dieci anni  «molto meglio del cast veterano».    Anche dal punto di vista economico i primi riscontri non sono per nulla incoraggianti, tanto che le stime di incasso nel primo weekend americano risultano da brividi. Che sia ufficialmente sulla via del tramonto l'avventura a stelle e strisce di Gabriele Muccino?

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