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L'Italia al cinema vuole ridere: il trionfo di Pieraccioni al botteghino con "Il professor Cenerentolo"

Andrea Tempestini
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Dicevano con spregio gli anarchici russi, e poi i settantasettini italiani, ai loro antagonisti: «Una risata vi seppellirà». In questo mese ormai trascorso dal massacro perpetrato dal terrorismo islamico a Parigi, il confronto tra risate e seppellimenti depone a favore degli ultimi. È il terrorismo che, oltre a troppe vittime innocenti, ha seppellito anche la voglia di ridere. Si è sviluppata e radicata in chiunque una certa paura irrazionale - ma anche decisamente razionale - di aggregarsi in luoghi che, come il locale parigino Bataclan, potrebbero essere oggetto di attentati scenografici. Metropolitane, come cinema. In quelli italiani, però, nell'ultimo fine settimana è successo qualcosa di eclatante. E che, nella dicotomia iniziale, fa propendere la bilancia per la risata. S'intenda bene: pretendere che una risata seppellisca i seppellitori, cioè l'Isis, è fuori da ogni minimo crisma di realismo. Perché, purtroppo, il riso fende solo moralmente e non fisicamente, e per battere sanguinari mostri in foggia umana è più inefficace delle ridicole «forze disarmate» invocate da Erri De Luca nel capolavoro di retorica patetica redatto per Le Monde pochi giorni fa. Eppure, la risata è riuscita a seppellire almeno per poche ore la paura che ci attanaglia gli stomaci. Parlano chiaro i dati di incasso. Il nuovo film di Leonardo Pieraccioni, Il professor Cenerentolo, nei giorni di sabato e domenica ha incassato un milione e quattrocentocinquantaseimila euro, surclassando filmoni non comici come Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick di Ron Howard (novecentotrentaquattromila euro), Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente, il biopic sul Papa di Daniele Luchetti (seicentonovantunomila euro), Belle e Sebastien - L'avventura continua (seicentotrentanovemila euro), Il viaggio di Arlo (cinquecentododicimila euro). E lo stacco col film più gettonato dagli amanti delle commedie solo se sono intelligenti, Dio esiste e vive a Bruxelles, presenta il clamore di una sberla: avendo quest'ultimo incassato duecentottantamila euro, lo schiaffone che gli ha dato Pieraccioni presenta un'energia cinetica di un milionecentosettantaseimila. Euro, non Joule, che nel cinema sono un po' più importanti. Quegli snob del cinema che considerano le opere appartenenti al genere comico puro spazzatura per decerebrati (sono sempre tanti, sono sempre troppi) diranno che il film di Pieraccioni ha trionfato presso un pubblico ignorante e quindi anche indifferente alle questioni politiche. Poco potrebbe essere più falso, perché se così fosse Pieraccioni avrebbe sempre sbancato. Invece da anni il regista toscano non era più il re del botteghino - sorpassato, per esempio, da Checco Zalone o dalla coppia Biggio e Mandelli dei Soliti idioti. Dal 2009 in poi gli incassi pieraccioniani avevano subito un progressivo calo rispetto ai risultati clamorosi dei suoi primi film. Se Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005) aveva incassato venti milioni di euro e lo stesso aveva fatto Una moglie bellissima (2007), Io & Marilyn (2009) aveva totalizzato tredici milioni e duecentomila euro; Finalmente la felicità (2011) dieci milioni e trecentomila euro; nove milioni e centomila euro Un fantastico via vai (2013). Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, Pieraccioni ha invertito la tendenza e tornerà a incassare molto bene dopo anni di calo. Complice è, forse, anche la sceneggiatura piuttosto gustosa: Umberto (lo stesso Pieraccioni) ha tentato di evitare il fallimento della sua ditta con un kamikazesco colpo in banca finito... nel carcere di Ventotene, dove sta scontando i quattro anni di condanna. Arrivato quasi a fine pena, di giorno lavora in biblioteca. Conosciuta per caso Morgana (Laura Chiatti), asseconda il suo fraintendimento: Morgana crede che Umberto lavori in carcere. Non immagina che quando scappa via, ogni volta, a mezzanotte, sia per tornare in cella e non rischiare che il direttore (Flavio Insinna) gli revochi il permesso di lavoro. Da qui l'appellativo di «piccolo Cenerentolo». Forse il pubblico ha ritrovato la voglia di ridere, e di film come quelli di Ron Howard ha un po' meno voglia. Respira paura ovunque, nei telegiornali e sui giornali, nella vita di tutti i giorni e, probabilmente, ha bisogno di riavvicinarsi alla leggerezza. Sarebbe bello poter redimere alla leggerezza anche i mostri sanguinari di cui sopra, ma questa è una speranza ancor più fantasiosa di quando Leonardo Pieraccioni inventò che Marilyn Monroe fosse tornata sulla Terra (in Io & Marilyn). di Gemma Gaetani

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