Milly Carlucci a Libero: "Voglio smettere di andare in tv". Poi quella confessione su Simona Ventura
La chiamano “soldatino” Milly Carlucci. Perché suo padre era generale, perché quando la Rai chiama lei risponde, perché è andata in onda in tv a Notti sul ghiaccio poche ore dopo la morte di sua mamma, perché ha fatto della disciplina e del rigore il suo stile di vita. Ma a volte anche i soldati più volenterosi accusano momenti di debolezza e pensano a lasciare il campo, come racconta la conduttrice, 40 anni in Rai, 2 figli, un matrimonio trentennale con l'imprenditore Angelo Donati alla fine di questa chiacchierata. Ma intanto lei combatte. Sabato ha chiuso la sua undicesima stagione di Ballando con le stelle (su Raiuno), vinta da Iago Garcia e Samanta Togni. L'edizione più rumorosa della storia. Le liti tra Selvaggia Lucarelli e Asia Argento hanno tenuto banco. O no? «Sì, è un'edizione scoppiettante ma non solamente per le polemiche. Questa del 2016 è la prima edizione del nuovo decennio. La tv dal 2005 è cambiata, oggi il linguaggio è più sintetico ed emozionante. Sul satellite i programmi sono di 50 minuti. Noi duriamo ancora in maniera spropositata, è vero, ma non esistono più archi di racconto lunghi, abbiamo cambiato musiche e fatto montaggi veloci». Vi siete svecchiati? «Sì. Siamo all'undicesimo anno. Non si può campare di rendita. Il sito del programma propone video a 360 gradi, nel mio blog ho fatto un esperimento: siamo entrati nella casa di una famiglia e spiamo il modo in cui ci guarda. Tutto questo ha premiato: su Twitter il sabato sera siamo primi. Non possiamo ignorare che ci sia un altro pubblico, non possiamo arroccarci sull'idea che “noi siamo la tv”. O ti adegui o muori». Negli ascolti però siete stati un passo indietro rispetto a Maria De Filippi. Come prende i comunicati stampa in cui si legge: «Nonostante le rilevazioni astute e fantasiose di Raiuno (...) Amici vince». «La guerra dell'Auditel non la prendo in considerazione, come ha detto Giancarlo Leone (ex direttore di Raiuno, ndr) all'inizio dell'anno. Le sfide esistono tra programmi che iniziano insieme. Noi siamo partiti alla quinta puntata di C'è posta e Amici è venuto dopo di noi. Guardiamo al nostro orticello e gettiamo le basi, come le dicevo poco fa, per il nostro futuro. I comunicati stampa della Rai sugli ascolti sono molto essenziali». Però non trova strano che contro la finale di Ballando, in Rai, Carlo Conti, uomo simbolo di Viale Mazzini, sia stato ospite di Amici, ovvero della concorrenza? «È la dimostrazione che non ci stiamo facendo la guerra». Com'è diplomatica! «Ma no. L'epoca delle battaglie epiche Rai vs Mediaset è finita. Anche perché non ci sono più le risorse economiche di un tempo. Ricordo i Telegatti a Mediaset: c'erano in prima fila George Clooney, Sharon Stone, Arnold Schwarzenegger. E oggi? Il programma top, Sanremo, si riesce a permettere al massimo un grande big straniero». Anche Amici non scherza. Lei e Maria siete una nel destino dell'altra. Vi vedremo mai insieme in tv? «Finché conduciamo al sabato non credo. Ma è una collega che stimo molto. Ci vorrebbe un Gran Galà della tv. Non nego che mi piacerebbe andare in onda in un giorno del palinsesto più tranquillo rispetto al sabato sera, che ha anche le partite. Penso al venerdì, che non ha il calcio». Parliamo di un'altra sua collega. Simona Ventura. Le ha proposto di partecipare a Ballando, ma lei ha preferito fare la naufraga all'Isola dei famosi. Ha fatto bene o male? «Un oste vuole vendere il suo vino, avrei preferito che venisse da me. Se non altro per bieco interesse. Non c'è stata una vera trattativa, dopo che era venuta a fare la giurata nel mio Notti sul ghiaccio le avevo detto che per Ballando le poste sarebbero state sempre aperte. Avrà avuto motivazioni importati per aver scelto l'Isola, avrà fatto i suoi ragionamenti». Secondo lei ha fatto una scelta coraggiosa o una scelta sbagliata? «Penso coraggiosa. Puoi stare nel tuo guscetto o metterti in gioco. Lei si è buttata nella mischia». Sempre più diplomatica. (Ride) «Come vede stiamo parlando di lei, quindi un segno l'ha lasciato. E' un personaggio che fa parlare e crea tanta attenzione». Lei aveva dichiarato di odiare i reality. Perché? «Perché mettono nel programma elementi estremi ed estranei. Al primo Grande Fratello non succedeva molto, così hanno introdotto una spogliarellista per fare una doccia nuda. Credo sia pericoloso estremizzare per creare discussione. Sono obbligati, sennò che fanno? Parlando di filosofia? Sono una delle poche che crede che la tv abbia una responsabilità». Ballando consacra i vip, l'Isola spesso li demolisce. O no? «Lavoriamo sulla glorificazione dei personaggi. Da noi fanno un percorso di crescita artistica. L'arte ti migliora, vai verso la bellezza e non verso la bruttezza». Diceva che la tv non ha più soldi. Ci si può arrangiare con le idee? «Certo. Sei costretto a farlo, ne abbiamo tirate fuori 300 ed è anche un bene, ma diciamolo: non è vero che i soldi non servono, i soldi aiutano a rendere più belle le idee che hai. Quello sberluccichio, quella magia... Ma non solo: per preparare Ballando abbiamo solo tre settimane di lavoro, non possiamo aprire prima le redazioni, i concorrenti arrivano con 15 giorni di ballo nelle gambe. Che è niente». Lei ha avuto una parentesi a Mediaset nel 1983. Com'era? «Feci Risatissima, il primo programma del sabato sera della tv commerciale. Andavo a registrare delle clip con balletti addirittura a Los Angeles, veda un po' lei. Ma la Rai non era da meno, pensiamo agli show di Raffaella Carrà. Altro mondo». E come ricorda quel Silvio Berlusconi? «Era estremamente presente. Ebbe l'intuizione che la tv non fosse un giocattolo ma un perno sociale. E così è stato». Ballerino per una notte: Silvio Berlusconi o Matteo Renzi? «Solo uno? Non mi può fare scegliere. Berlusconi dovrebbe ballare un tango, il premier il rock and roll». Come si sta nella Rai renziana? «Le nostre idee vengono sostenute. Ma è così, per la verità, da diversi anni. Prima la Rai era più rigida. Quest'anno abbiamo tra i concorrenti Platinette, prima ancora Lea T, famosa transgender, ospiti come Morgan. E Selvaggia Lucarelli opinionista. Siamo nella Rai del secondo millennio: non esponiamo striscioni, ma c'è apertura mentale». Da donna di televisione, sente il pressing del tempo che passa? «Non ho mai sentito pressioni sulla bellezza, ma ammetto di trovare spesso un peso il dovermi “impupazzare”. Invidio i maschi. Lavoro dietro le quinte 24 ore su 24, e quelle due ore di trucco e parrucco le vivo come una perdita di tempo, qualcosa che ti distoglie dal lavoro. E poi i vestiti, le prove. La bellezza è il primo biglietto da visita». Se la dovessero “pensione”, è vero che pensa di tornare alla fiction nel ruolo di una madre? «La fiction potrebbe essere un'idea. Ma la cosa che mi piacerebbe di più sarebbe passare dall'altra parte. Fare solo l'autrice, il direttore artistico. È quello che sono a Ballando: curo tutto, sono l'allenatrice. Non ho la smania di apparire per forza né amo rivedermi sullo schermo. Zero vanità. Preferisco mettere nero su bianco un'idea e vedere quando diventa realtà». E fare il direttore di rete? «Per carità, no. Micidiale. Il bailamme, la politica, la burocrazia...». di Alessandra Menzani