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Eva Grimaldi: "Ero alcolizzata, Gabriel Garko mi ha salvata"

Eva Grimaldi

L'attrice racconta quanto sia stato difficile uscire dalla piaga della dipendenza: l'ex fidanzato e l'Africa l'hanno aiutata a reagire

Marta Macchi
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L'attrice Eva Grimaldi, all'anagrafe Milva Perinoni classe 1961, si è confessata tra le pagine di DiPiù raccontando del periodo buio e burrascoso della sua vita. Un matrimonio finito male con l'imprenditore veronese Fabrizio Ambrosio, la depressione, il non sentirsi più "donna" e così il baratro. "Bevevo troppo. Prima, qualche bicchiere poi, la sera a cena, senza accorgermene - dichiara Eva - mi consolavo con una bottiglia intera di vino". Un momento difficile che però l'alcol non faceva che peggiorare: "Cercavo di stordirmi, di non pensare e, piano piano, ho iniziato ad aggiungere superalcolici, whisky soprattutto". L'alcolismo - Della splendida attrice che per Federico Fellini aveva interpretato la pellicola di taglio kafkiano, Intervista, era rimasta solo un'ombra: "Mi ricordo che, una sera in un locale, le mie amiche, per tirarmi su mi spinsero a provarci con un bel ragazzo: il famoso chiodo scaccia chiodo. Ma io non me la sentivo, e allora ho bevuto ancora di più, per darmi coraggio, e alla fine ... Dopo due sorrisi e qualche battuta, ho iniziato a piangere sulla spalla di quel povero ragazzo, che si aspettava altro da me ". La rinascita - Ad un passo dall'alcolismo patologico gli amici di sempre l'hanno aiutata a rialzarsi, a combattere, a riprendere in mano la sua vita: "Per fortuna, ho tanti amici che mi hanno aiutata, tra cui Gabriel Garko con il quale sono rimasta in ottimi rapporti anche dopo la fine del nostro amore". Ed è stato proprio l'ex compagno a darle la scossa necessaria: "Sapesse le volte che ho pianto sulla sua spalla. Quante volte Gabriel mi ha rincuorato spronandomi a reagire, a smettere con le mie debolezze. Ho dovuto trovare la forza dentro di me per non bere più in maniera smodata". La Grimaldi però ha avuto a fianco anche una super mamma che, pungolandola, le ha fatto comprendere quanto in realtà fosse fortunata: "Mia madre mi ha salvata. Un giorno, vedendomi piangere a dirotto, mi ha mostrato la foto di un bambino africano urlandomi: "Che ti piangi? Smettila, non ne hai motivo! Lui non ha da mangiare, lui è quello che soffre e avrebbe tutte le ragioni per piangere". È stato un colpo per me, al punto che, nei gironi seguenti, mi è balenata in testa un'idea: fare qualcosa di concreto per quel bambino. Così mi sono spinta fino al punto di andare in Africa".

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