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Roberto Benigni e Paolo Sorrentino orfani di Silvio Berlusconi, ai David arrancano i nemici del Cav

Cristina Agostini
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E vabbè sì, non sono più i tempi in cui furoreggiavano all' estero, vincevano Oscar e diventavano il vanto del Belpaese, del cinema made in Italy, nel mondo. Però, che diamine, almeno restare profeti in patria, essere apprezzati nella terra dove sono nati doveva essere un obbligo morale... Macché. Per Paolo Sorrentino e Roberto Benigni sono tempi amari pure in Italia: sono gli ultimi due ad aver vinto a Hollywood un Oscar al miglior film straniero, ma sono anche le due personalità che sono uscite con le ossa più rotte dalla cerimonia di premiazione dei David di Donatello due giorni fa. Sorrentino, che era in gara con Loro, saga in doppia puntata sul tramonto di Berlusconi e sulla sua corte dei miracoli, racimola su 12 candidature la miseria di 2 statuette, tra cui il premio alla migliore attrice protagonista (Elena Sofia Ricci) e... al miglior acconciatore. Leggi anche: "Una tristezza infinita". Un terremoto in Rai: il collega super-vip fa a pezzi Carlo Conti e il suo show ESCLUSO - Già escluso malamente dal Festival di Cannes e autodefilatosi dalla gara agli Oscar, con risultati sotto le aspettative al botteghino ed estromesso nelle candidature ai David di Donatello dalle categorie più prestigiose (miglior regia, miglior film), Sorrentino si è visto stra-superare dal film Dogman di Matteo Garrone che fa man bassa di premi con ben 9 statuette (tra cui miglior regia, miglior film, miglior sceneggiatura originale), e anche da Sulla mia pelle, la pellicola di Alessio Cremonini dedicata al caso Cucchi che ottiene quattro David (tra cui miglior attore protagonista al bravo Alessandro Borghi nei panni di Stefano Cucchi). E arriva a pari merito con Capri-Revolution di Mario Martone e Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, che però le sue soddisfazioni se l' è già prese all' estero, avendo ottenuto 4 candidature ai Premi Oscar, di cui uno vinto. Il tonfo di Sorrentino, nella serata di premiazione, ha fatto il paio con la figuraccia di Benigni, il guru comico più venerato dai salotti buoni, che tuttavia come regista è a secco da 14 anni, dato che il suo ultimo film girato risale addirittura al 2005; e che pertanto ai David di Donatello partecipava non come artista in gara ma come super-ospite. Che tuttavia proprio super non è stato dal momento che, al suo ingresso sul palco, la gente, anziché balzare in piedi per tributargli un' accoglienza d' onore, lo ha applaudito timidamente restando comodamente seduta. PUBBLICO FREDDO - Al che il conduttore della serata Carlo Conti ha dovuto spronare, o meglio costringere la platea ad alzarsi per una standing ovation mai così poco spontanea. Mentre Benigni, barba sfatta, fingeva commozione inchinandosi e dicendo «Questo è un momento inobliabile». Sì, il momento. Perché lui invece, Benigni, sembra essere caduto ormai nell' oblio degli italiani. Cosa collega queste due figuracce? Probabilmente il fatto che sia Sorrentino che Benigni hanno costruito un pezzo importante della propria carriera sull' antiberlusconismo, compiacendo il mondo del culturame rosso e facendosi da quello blandire. Sennonché ora, più che Berlusconi, a essere tramontato è l' antiberlusconismo militante nell' arte. Sparlare di lui non paga più, non serve a far soldi né a prendersi applausi. Ma al massimo a guadagnarsi fischi e indifferenza. di Gianluca Veneziani

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