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I fatti vostri, i giudici con Adriana Volpe: per Giancarlo Magalli si mette malissimo

Maria Pezzi
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Niente archiviazione, la lite tra Giancarlo Magalli e Adriana Volpe avrà una coda in tribunale. Per il conduttore de I Fatti Vostri l'accusa di diffamazione aggravata nei confronti della presentatrice e attrice. A deciderlo è stato il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Valerio Savio, che ha disatteso la richiesta di archiviazione del pubblico ministero accogliendo l'opposizione di Adriana Volpe e dei suoi avvocati.  Il diverbio tra Magalli e Volpe risale al marzo 2017. Durante una puntata della trasmissione I fatti vostri, la Volpe rivelò l'età di Magalli che nel luglio del 2017 ha compiuto 70 anni, che per questo motivo l'accusò di essere una “rompi…”. L'epiteto suscitò polemiche, soprattutto sui social, dove Magalli, nel rispondere ad un post, precisò che non ce l'aveva con le donne, “che ho sempre rispettato e che forse si sentirebbero più insultate se sapessero come fa a lavorare da 20 anni…”. Leggi anche: Adriana Volpe, siluro a Magalli Per il Gip, al contrario del pm, questa frase è idonea già sul piano letterale a ledere la reputazione di Adriana Volpe. Per questo motivo ha disposto che il pm “entro dieci giorni disponga l'imputazione nei confronti di Magalli”. Dopo questo episodio poi ne sono seguiti altri, anche perché con il finire della stagione 2017, la Volpe abbandonò la trasmissione proprio in conseguenza del diverbio. Non sono mancate le accuse di misoginia nei confronti del conduttore Rai che ha sempre replicato dicendo di essere vittima delle voci messe in giro ad arte dalla sua avversaria.  Magalli precisa: "Il Pubblico Ministero, cioè colui che dovrebbe sostenere l'accusa, ha chiesto l'archiviazione per inconsistenza dei fatti. Quella persona ed i suoi avvocati (la Volpe, ndr) hanno fatto opposizione all'archiviazione ed il Giudice per le Indagini Preliminari ha negato l'archiviazione, rimettendo la decisione su un eventuale giudizio al Giudice per le Udienze Preliminari". "Quindi", conclude il popolare conduttore, "non è affatto certo che ci sarà un processo e, se dovesse esserci, non si sa come potrebbe finire, dato che la pubblica accusa non lo voleva nemmeno fare".

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