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Primo maggio, Ambra Angiolini massacra le femministe sul Concertone: basta lagne

Gino Coala
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Ah, che bello quando è una donna a sollevare il velo di ipocrisia delle femministe; che bello quando è un' artista, di certo non sospettabile di simpatie reazionarie, tradizionaliste e tanto meno maschiliste, a mostrare quanto siano sterili le polemiche su presunte discriminazioni sessuali nel mondo dello spettacolo. Per approfondire leggi anche: Primo maggio, il fiume di soldi  Ci voleva la voce (incazzata) di Ambra Angiolini, conduttrice insieme a Lodo Guenzi del concertone del Primo Maggio in piazza san Giovanni a Roma, per mettere a tacere le cantanti che ieri si erano sollevate contro la manifestazione, denunciando un razzismo di genere. Tra i 77 ospiti presenti oggi sul palco - avevano fatto notare 25 cantautrici, come Angela Baraldi e Diana Tejera - figurano infatti solo 4 donne, nessuna delle quali solista. Da qui la decisione delle artiste-pasionarie di fare una sorta di Aventino del Primo Maggio e organizzare una contro-manifestazione, tutta al femminile, in un' altra sede romana, l' ex convitto Angelo Mai. La protesta e l' azione conseguente di boicottaggio del concerto ufficiale non sono però andate giù alla Angiolini, che ieri ha contestato l' opportunità stessa della disputa. «Per voi è davvero una polemica seria questa?», ha tuonato. «Dobbiamo smetterla di far finta di parlare di cose che non hanno senso. Io da donna non mi sento offesa e non ho contato quante donne ci stanno sul palco del Primo Maggio». Quindi l' affondo sulle ragioni che hanno determinato una così scarsa presenza femminile. «La selezione del Primo Maggio», spiega, «è stata fatta sulla musica nei primi posti in classifica» dove al momento ci sono «solo due donne». «FOTO DEL PAESE» Magari in questa fase storica le artiste risultano meno valide e meno efficaci sul mercato rispetto ai maschi, magari le case discografiche fanno una selezione discutibile, privilegiando il genere maschile. Ma anche in questo caso il Primo Maggio è solo «una radiografia del Paese» e «i problemi sono a monte». E comunque, aggiunge Ambra, le poche cantanti in classifica, pur invitate, «non erano disponibili» a partecipare al concerto. Per non parlare del contest rivolto agli artisti emergenti dove «su 1.000 iscritti solo 90 sono donne, mentre gli altri sono uomini. E io non so perché non si siano presentate 500 donne e 500 uomini». Della serie, forse si sono auto-escluse Chiariti il merito della questione e l' inutilità della polemica, è da sottolineare l' opportunismo e la cecità ideologica di alcune femministe che stranamente si fanno sentire a gran voce quando si tratta di difendere le quote rosa in un concerto ma stanno zitte se le donne nel mondo vengono perseguitate per ragioni religiose o civili. Avete mai sentito una femminista portare avanti la battaglia per salvare Asia Bibi, la contadina pakistana che era stata condannata a morte per la "colpa" di essere cristiana? E avete visto qualche femminista organizzare una campagna pubblica a sostegno di Nasrin Sotoudeh, l' attivista iraniana condannata a 38 anni e 148 frustate per essere apparsa in pubblico senza velo islamico? L' impressione è che le presunte paladine delle donne si prendano la scena solo se sono in ballo questioni residuali ma di più facile impatto mediatico e si dimentichino della loro causa quando in gioco ci sono valori fondamentali come la difesa della civiltà occidentale, della libertà di essere, vestirsi e professare la fede che si crede. CORTOCIRCUITI Senza considerare poi il cortocircuito di una presa di posizione che diventa discriminazione al contrario perché organizzare una manifestazione con sole donne significa reputare i cantanti maschi razza musicale inferiore. Oltre a ciò, ci piace ricordare quanto sia priva di logica la richiesta di quote rosa nella musica, così come in ogni altro ambito della vita sociale e politica. Ciò che conta, quanto al Primo Maggio, è che sul palco ci finiscano i cantanti più bravi. Che siano maschi, femmine, gay o asessuati, ce ne importa davvero molto poco. Sarebbe uno spettacolo migliore, se badassimo più al genere musicale e meno al genere sessuale. di Gianluca Veneziani

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