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Lino Banfi censurato da Facebook: "Violento e a luci rosse", bavaglio alla commedia all'italiana

Gianluca Veneziani
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Porca puttena, mi hanno messo il baveglio e mo' vi spezzo la noce del capocollo. Uno dei personaggi interpretati da Lino Banfi commenterebbe così la decisione di Facebook di chiudere un gruppo social dedicato ai film e agli sketch dell'attore pugliese. La comunità, chiamata "Noi che amiamo Lino Banfi official", radunava 117mila fan di Lino, ma due giorni fa è stata oscurata, udite udite, per violazioni degli standard di Facebook in merito a violenza e sesso. Ma cosa pubblicava di tanto scabroso questo gruppo gestito dal siciliano Calogero Vignera, ottimo imitatore di Banfi? Tra i post fioccavano video di Lino che dice «Ti spezzo la noce del capocollo e ti metto l'intestino a tracollo», considerati da Facebook un «incitamento alla violenza»; o la celeberrima canzone «E benvenuti a 'sti frocioni, belli grossi e capoccioni», suonata nel film Fracchia la belva umana e ora bandita dal social in quanto «incitamento all'odio» contro i gay; per non parlare della scena «Il sesso mi fa male», giocata sull'equivoco sasso/sesso e segnalata in quanto «incitamento sessuale»; o delle immagini di Gloria Guida nuda in doccia nel film La liceale seduce i professori, e di Edwige Fenech stesa sul divano in topless nella commedia Zucchero, Miele e Peperoncino, giudicate «atti di pornografia».

Gruppo apprezzato - Questi casi sono solo la punta dell'iceberg. «Oltre 400 post sono stati segnalati», ci dice sconfortato Vignera. «Eppure nel gruppo si potevano pubblicare solo immagini e frasi dei film con Lino e scatti relativi alla sua carriera. Qualsiasi altra foto legata ad altri personaggi o contesti, tanto più se violenta o hard, veniva da me filtrata e non pubblicata. E poi il gruppo era apprezzatissimo: oltre a fan di Lino, aderivano personaggi noti come Andrea Roncato, Gloria Guida, Sergio Martino, Sandro Ghiani». Gli scopi di questa comunità? «Il principale era quello di far ridere e tirar su il morale alle persone. Tanti iscritti erano italiani emigrati all'estero che mi dicevano: "Grazie a questi video mi sento più vicino a casa". E poi facevamo tanta beneficenza: mettevamo all'asta gli autografi di Lino e destinavamo il ricavato a Croce Rossa, Airc o Komen Italia». Ma allora chi può aver avuto interesse a segnalare il gruppo? «Magari può essere stato qualche utente invidioso del successo di questa comunità», ipotizza Vignera, «o può essersi trattato di un attacco mediatico contro Banfi da parte di chi trova "scorretta" la commedia sexy, o possono essere stati gli stessi controllori di Facebook in base alle segnalazioni degli algoritmi».

Bavaglio all'ironia - Lo scenario, in ogni caso, pare inquietante, trattandosi di un bavaglio applicato a scene comiche, e per di più di una censura retroattiva che riguarda immagini risalenti a 40 anni fa. «Ho chiesto a Facebook di ripristinare subito il gruppo», avverte Vignera. «Se ciò non accadrà, ne creerò un altro postando gli stessi video. In più mi riservo di far causa». La sua rabbia è condivisa da Banfi. «Ci stanno togliendo la possibilità di ridere e far ridere, cosa di cui oggi avremmo un gran bisogno», ci confida l'attore. «Per questo dico basta agli eccessi del politicamente corretto: con queste azioni sono gli stessi censori a risultare ridicoli e stupidi. Ma davvero credono che dire "Ti prendo le ginocchia e te le metto nelle dita dei piedi" sia un incitamento alla violenza?». Banfi entra anche nel merito di una delle scene incriminate, quella sui frocioni. «Nessun gay», avverte, «si è mai sentito offeso da quella canzone. D'altronde, io ho interpretato più volte la parte dell'omosessuale, in modo divertente, qualche volta esasperato, ma sempre con garbo e tenendomi distante milioni di chilometri dall'omofobia. Pensi che perfino un capo della Polizia mi disse che, ogni volta che doveva consegnare i diplomi ai nuovi commissari, prima di lasciarli andare via, faceva loro cantare quei miei versi: "Non sono frocione, non mi chiamo Frì Frì, sono commisserio e ti faccio un culo così!"». Parola di Banfi, alias commissario Lo Gatto: Mark Zuckerberg è avvisato. 

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