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Michele Placido, un anziano alle prese con la nipote: strepitosa seconda vita

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Bruna Magi
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Ci tiene a ribadirlo, Michele Placido, che lui è un ragazzo di settant'anni, in realtà sono settantasei, come tutti i suoi amici con i quali torna a giocare a carte ad Ascoli Satriano, nel nord della Puglia, dove è nato. Molti di loro avevano lasciato il paese natio, per andare a lavorare al nord alla Fiat, a Torino, o anche più su, nel Belgio delle miniere. Lo aveva già detto, un po' irritato, ai giornalisti che gli chiedevano se intende continuare ancora a lavorare dopo il recente come regista di L'ombra di Caravaggio. «Ho due o tre lavori già programmati, dovrei dire di no ai produttori? È gente esperta, sa bene come "prendere le misure", cioè calcolare le possibilità delle persone di cui fidarsi». E poi ha scoperto (scientificamente provato) che il 50% del cervello viene utilizzato al meglio dopo «una certa età».

TANTI PROGETTI
Ha riconfermato i suoi progetti ieri, alla presentazione, fuori concorso al "Festival del Cinema di Torino", di Orlando (da domani sugli schermi), diretto da Daniele Vicari. Un piccolo trionfo, e lo merita. È una favola commovente, la ricerca di un'intesa, con gioie e dolori, tra un vecchio che ha avuto una vita agra (la mamma di Placido lo ha detto sempre agli otto figli, che non bisogna mai perdere tempo a lamentarsi), con la nipotina scoperta all'improvviso. Orlando è un contadino della campagna di Rieti (il nome, oltre ad essere quello del padre di Vicari, è tutto un programma letterario-cinematografico, dall'Orlando furioso al viaggiatore nel tempo di Virginia Wolf) trascorre le giornate cercando di ottenere il più possibile da una terra ingrata. Il suo tempo immobile viene scosso da una notizia, il figlio, che aveva lasciato la terra per andare a Bruxelles (e Orlando non lo ha mai perdonato, chiudendo i rapporti), sta male. Lui indossa il cappello e parte con la valigia, i soldi cuciti nella fodera della giacca.

Purtroppo, quando arriva a Bruxelles il figlio è già morto. Che tenerezza, la sua figura sperduta ma fiera, piena di dignità nelle grandi piazze, di fronte ai palzzi dai quali sventolano le bandiere dell'Europa. Orlando deve affrontare il funerale, ma soprattutto la conoscenza con la sua nipotina dodicenne: Lyse (Angelika Kazankova, bravissima), sempre ignorata dalla madre che l'ha abbandonata alla nascita, ha trovato un affetto vero soltanto nella famiglia della sua amica del cuore. Lyse è una ragazzina straordinaria, molto matura, sa badare a se stessa: da principio Orlando, che non vede l'ora di tornare a casa, è indeciso se lasciarla alla sua vita, permettendo che venga data in affido alla famiglia dell'amica. Ma in lui scatta una molla: per continuare a pagare l'affitto di casa a uno strozzino, affinché non vengano buttati fuori (i soldi nella fodera si stanno esaurendo) Orlando si adatta a fare lavori pesanti anche se non è più un giovanotto, la sera è stravolto, si addormenta sul divano, Lyse cucina per lui.

LA FISARMONICA
E poi si metterà a ballare quando il nonno suona la fisarmonica, rivelando una «passione genetica»... Non spoileriamo sul finale. Ma comunque c'è l'arco di tutta una vita, in questo film, che Placido rilancia parlando del progetto di tornare tutti a casa in Puglia, per Natale, inclusi i suoi 5 figli, quando è il tempo di fare l'olio, e giocare a carte con gli amici. Non si è mai interrotto, quel "fil rouge", da quando era partito per Roma, andando a fare il poliziotto, e si era trovato a fronteggiare gli scontri di Valle Giulia. Chi l'avrebbe detto, che si sarebbe trovato a interpretare un poliziotto destinato a diventare famosissimo con il ruolo del commissario Cattani ne La piovra? Quasi cento film e altrettanti lavori teatrali, diretto da tutti i registi più prestigiosi del nostro cinema, Luigi Zampa, Patroni Griffi, Mario Monicelli, Ettore Scola, Giuliano Montaldo. Poi un periodo in cui Michele Placido con i capelli bianchi sembrava sedurci di meno, sino a quando è diventato un nonno da capolavoro. Un ponte tra passato e futuro. 

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