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Jeanne Dielman "meglio di Hitchcock": il film misterioso e una classifica folle

Giorgio Carbone
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Sight and sound è (lo diciamo per i lettori non drogati di cinema) da mezzo secolo la più reputata rivista britannica tra quelle dedicate alla settima arte. Di Sight and sound siamo sempre stati convinti, ci si può fidare. È compilata dai critici migliori al di là della Manica (British Film Institute). Recensori seri che raramente partono per la tangente come accade spesso ai colleghi francesi (quando s' innamorano di qualche regista di peplum). Ora però Sight and sound l'ha fatta grossa. Nell'annuale classifica dei migliori film di tutti i tempi ha messo in cima a ogni bobina stampata nell'ultimo secolo Jeanne Dielman 23 quai du Commerce Bruxelles. "Jeanne" nella graduatoria ha distanziato Quarto potere di Orson Welles (nientemeno) terzo e La donna che visse due volte di Hitchcock al secondo posto.

Ora chi siano i distanziati lo sanno tutti. Anche quelli nati in questo secolo che quei due film li vedono in tv o in streaming su Internet. Ma chi è Chantal Akerman e cosa è Jeanne Dielman? Chantal era (è deceduta sei anni fa) una simpatica intellettuale belga. Amata (ma neanche troppo) dall'intellighenzia parigina. Amata (abbastanza poco) dai festival. Frequento Cannes da 40 anni, ma Chantal l'ho sempre intravista solo in qualche rassegna collaterale (dove non ha mai vinto nulla). In Italia, in un'attività durata circa 35 anni, è arrivata soltanto due volte con Un divano a New York e Captive-La prigioniera che non han fatto sfracelli né con la critica né col pubblico.

 

IN CERCA DI TITOLI

Quando Chantal se n'è andata appunto nel 2015 a 65 anni, gli estensori dei necrologi hanno dovuto scartabellare furiosamente negli annuari in cerca di titoli per documentare cosa avesse fatto nella vita. In un dizionario dedicato qualche anno fa ai registi del cinema francese, Chantal veniva sbrigativamente classificata come «proibita ai pubblici domenicali». Jeanne Dielman l'ha diretto quasi 50 anni fa nel 1975 e racconta la storia non proprio appassionante di una vedova che passa la sua vita senza amore e senza passioni sostitutive in un appartamentino di Bruxelles.

Il film andò a Cannes giusto nel 1975 ed ebbe qualche critica benevole da parte degli snob. Ma allora a chi è venuta l'idea di ripescarlo (anzi di eleggerlo a «film più bello di tutti i tempi» prevalendo su una concorrenza certamente mastodontica?) Una motivazione l'ha fornita lo stesso editoriale di Sight and sound: «È la prima volta che viene premiata una donna». Ora al gentil sesso deve essere permesso tutto. Non solo di essere presidente del consiglio, ma anche sia pur tardivamente a genio dell'arte cinematografica (Orson Welles? Alfred Hitchcock? Stiano al loro posto). «Era tempo di premiare una donna e un film che parlasse delle donne». Un rigurgito di femminismo che sembra voler essere una lezione per quanti al cinema erano ancorati alle donne, belle che «vivevano due volte».

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