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Diego Abatantuono, dramma nel deserto: raptus del cammello, "per molte ore..."

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Diego Abatantuono un insaziabile viaggiatore. L'attore non ha viaggiato solo per piacere, ma anche per lavoro. È il caso di Marrakech Express, il film di Salvatores di cui fu protagonista nel 1989. "Entri in un altro meccanismo, conosci le persone in un altro modo, conosci sfaccettature che da turista non riesci a cogliere. Sono stato in Marocco tante volte, un posto che mi ha stregato, mi piace da matti la gente, mi diverto a contrattare e comprare nei mercati", confessa al Corriere della Sera prima di rivelare un aneddoto che pochi conoscono. 

 

 

In Marocco in fatti c'era già stato prima "per Il segreto del Sahara, miniserie di Alberto Negrin con un cast pazzesco: Ben Kingsley, Andie MacDowell, David Soul, Miguel Bosé... Negrin mi disse: vieni, vedrai che ti diverti, ci sarà sangue, sudore e polvere. Gli risposi che io con sangue, sudore e polvere non mi diverto un ca**o. La verità è che non faccio questo mestiere perché ho il sacro fuoco dell’attore, avevo intuito che se fosse andata bene avrei passato metà della vita in giro". 

 

 

E così "partimmo da Roma per Casablanca in aereo; David Soul, il biondo di Starsky & Hutch, aveva anche delle velleità non corrisposte da cantante folk e purtroppo si era portato una chitarra: ci scassò i maroni per tutto il volo. Mi sembrava un incubo, avevo il magone per aver lasciato la figlia piccola nata da poco, avevo la sensazione di andare al militare. Pensavo: ho fatto una ca***a a partire, il sangue, il sudore, il cumino, il country... che pirla".

E le cose col passare del tempo non andarono tanto meglio: "Dovevamo girare tutte le scene con i cammelli, ma a me pareva strano fare ‘sto cinema con i cammelli: io li vedevo solo sputare e recalcitrare […] A un certo punto spunta questo William West McNamara, forse nipote del generale, che per fare il figo sale sul cammello: l’animale va in sbattimento, strappa l’anello del naso e sanguinante con McNamara in groppa parte a cento all’ora verso le dune del deserto. Ricordo l’attrezzista, Gianni Fiume, detto Johnny River, che parte a piedi a rincorrerlo. Non ne abbiamo saputo più niente per ore….".

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