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Rocco Siffredi: "Teniamo i ragazzini lontano dal porno"

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Hoara Borselli
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«Il branco è sinonimo di vigliaccheria e di debolezza, perché da soli non sarebbero capaci di fare niente. Come quando si mena: è più facile fare i fighi dieci uomini contro uno. E nelle violenze sessuali di gruppo c’è lo stesso elemento dominante, la consapevolezza di non potercela fare da soli e acquisire sicurezza sapendo di poter contare sul supporto di altri». Inizia così la nostra chiacchierata con Rocco Siffredi, che abbiamo raggiunto visto che il mondo del porno è entrato nel dibattito politico. Non passa giorno che le cronache non ci restituiscano notizie di violenze sessuali di gruppo, accostate alla cosiddetta “gangbang” che si vede nei film hard: più uomini che fanno sesso con la stessa donna. Ultima la vicenda accaduta a Napoli, dove una tredicenne sarebbe stata stuprata da un branco di adolescenti e un maggiorenne.

Rocco, avrà sentito la dichiarazione della della ministra Roccella a commento dell’atroce stupro di Palermo: «Una legge non basta, dobbiamo limitare i porno per i minori». Cosa ne pensa?
«Finalmente si è capito qual è il problema! È da una vita che lo dico. Perché la politica si pone il problema solo adesso? Perché hanno permesso la proliferazione di siti pornografici in rete accessibili e gratuiti, fruibili con facilità da ragazzini giovanissimi, trasmettendo loro messaggi distorti sulla sessualità? Ho scritto alla ministra, dopo la sua dichiarazione».

Cosa le ha scritto?
«Che sono stato felice di leggere queste sue parole visto che il problema del facile accesso alla pornografia da parte dei minori non sembra mai essere stato un problema per nessuna classe politica al governo. Di andare avanti con determinazione cercando di rimettere in discussione il sistema educativo dei ragazzi, che hanno internet e i social come modello e sono completamente allo sbando».

Lei ravvede nella pornografia una qualche responsabilità rispetto a queste violenze di gruppo dei giovani? Emulano secondo lei le “gangbang” presenti anche nei suoi film, dove più uomini fanno sesso con la stessa donna?
«Chiariamo un punto importante. Nei film pornografici la donna è consenziente. Peraltro, si tratta di una fantasia femminile molto diffusa. Il problema è che si trovano sempre meno uomini singoli. C’è una perdita di mascolinità».

Non ci sono più gli uomini di una volta?
«Diciamo che ce lo dicono i ragazzi anche con le violenze di gruppo che mettono in pratica. C’è un’autostima completamente azzerata. Pensano da soli di non essere in grado di soddisfare sessualmente la donna e quindi ricercano supporto e si muovono in branco. Ma questo non è da imputare solo alla pornografia, bensì a chi non dà la possibilità di spiegare loro che quello che vedono nei film hard è finzione. Qui sta il vero problema».

Ci spieghi meglio.
«Deve sapere che io da tempo mi batto per farmi portavoce nei licei e parlare chiaramente ai ragazzi. Purtroppo questo mi viene impedito dagli stessi docenti, che probabilmente hanno un pregiudizio nei miei confronti visto che sono nel mondo del porno. O si vergognano ad affrontare l’argomento. Ma il mio, le garantisco, sarebbe un contributo utilissimo. La verità è che i ragazzi non si sentono rappresentati da nessuno che possa spiegare i pericoli che incontrano in rete. Si trovano a navigare in un oceano di pescecani senza che nessuno possa dirgli come difendersi».

Cosa devono sapere i nostri ragazzi?
«Che ciò che vedono nei film è pura finzione. Che agli attori maschi vengono fatte punture. Che per garantire loro quell’erezione che può durare ore, gli vengono iniettate sostanze micidiali. Che le donne, le attrici, per non sentire dolore derivante dalla rigidità del membro dopato, vengono anestetizzate. Voglio dire ai ragazzi che quello che viene riprodotto nei film pornografici non rappresenta la realtà. Che persino le eiaculazioni sono finte: viene fatta l’iniezione di una sostanza bianca nell’uretra dei maschi. Se noi non diciamo loro questo, contribuiamo a crescere una generazione di ragazzi frustrati».

Ragazzi che pensano che se non raggiungono quella capacità di performance non sono buoni amatori?
«Esatto. Se noi li lasciamo liberi di assimilare per vero ciò che vedono, impedendoci la possibilità di spiegare loro che invece è tutto finto, contribuiamo a rovinarli».

E come si deve intervenire?
«Blocchiamo tutti i siti porno in rete. Se necessario, mi offro come portavoce e accetterei anche la chiusura del mio sito. Per aiutare i giovani questo e altro. Io mi sento un po’ responsabile di ciò che sta accadendo, più come padre che pornostar. Perché noi non siamo educazione sessuale. Non nasciamo per quello, nasciamo come intrattenimento».

Teme la demonizzazione del porno?
«È ciò che non deve accadere, sennò chiunque oggi faccia un film, anche mettendo in scena rappresentazioni violente, rischia di doversi giustificare. E questo non deve accadere. La giustificazione non deve arrivare da noi».

La violenza nei porno è ricercata?
«Certamente sì. Come tutto ciò che circola in rete, la violenza è diventata l’attrattiva. Tutto ciò che è maggiormente cliccato ha una componente violenta. Ma ripeto, nel porno anche se c’è violenza c’è sempre consenso. Il sesso estremo piace. E io sono stato il primo a portarlo in scena anni fa. Ora ci sono leggi stringenti che lo vietano. Ma nei filmini pirata circola».

Sempre più giovani chiedono di entrare nel mondo dell’hard?
«È una richiesta crescente. Pensiamo solo ai danni prodotti dalla piattaforma Onlyfans. Ragazze in tv, prima della rivoluzione voluta da Piersilvio Berlusconi, che andavano in video dicendo che anche solo per mostrare un piede o una parte del corpo si possono guadagnare cifre astronomiche. Ma cosa ci aspettiamo poi? È chiaro che il messaggio che passa è che il corpo esibito diventa una fonte di facile guadagno. Ma la maggior parte delle ragazzine che si presentano nella mia accademia vengono rimandate a casa. Non si rendono conto delle conseguenze. Non sanno che una volta che vanno in rete, la loro vita cambia. Arrivano che non sono strutturate, sono spinte dalla smania dei facili guadagni. Se sottoponessimo queste giovani a sedute psicologiche per riconoscerne l’idoneità, otto su dieci non la otterrebbero».

Le è capitata qualche ragazza che si è pentita?
«Sì, ultimamente una mi ha chiamato dicendomi che si vuol fare suora».

Lei è d’accordo sulla castrazione chimica proposta dal ministro Salvini per gli stupratori?
«Senza nulla togliere alla stima che nutro per Salvini, dico no. Non è questa la soluzione risolutiva. Stiamo parlando di ragazzi di vent’anni e dobbiamo sperare in un loro recupero, non nella castrazione. Una volta che ne abbiamo castrati dieci, venti, trenta, cosa abbiamo risolto? Nulla. Non può essere la soluzione. Dobbiamo agire affinché i ragazzi non prendano neppure in considerazione l’idea di stuprare una donna. Intervenire dopo serve a poco. Cultura del rispetto, educazione sessuale e divieto di accesso libero alla pornografia. La politica deve impegnarsi su questo».

La pornografia sembra però essere tacciata come la responsabile maggiore degli stupri di gruppo che si stanno verificando.
«Le confido questo: i benpensanti che stanno rilasciando interviste e si posizionano come le pecore che seguono la massa e tacciano il porno come il male assoluto, sono i primi fruitori del porno estremo, glielo posso garantire».

Quindi sì al porno ma con moderazione, ci sta dicendo.
«Dobbiamo fare un passo indietro. Ricorda quando i giovani, prima di internet, trovavano la cassetta Vhs del padre nascosta e la vedevano? Quando nei cinema ci andavano gli amatori del porno? Vorrei tornare a quei tempi. Sarebbe una salvezza per i nostri giovani. Il porno non va demonizzato, ma non può essere accessibile senza la giusta consapevolezza».

Cosa si sente di dire ai giovani, lei che per molti rappresenta un modello da emulare?
«In un mondo che è diventato sempre più competitivo e dove tutti devono mostrarsi infallibili, provate a ritornare alla naturalezza. Meno social e più rapporti umani. Non seguite le mode e non siate pecore. Usate il vostro cervello e cercate di vivere la vostra sessualità, non quella che vi viene proposta. E non dimenticate la libertà che abbiamo ottenuto fino ad oggi. Non perdiamola, non perdetela!».

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