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Franco Battiato? Neanche il pacificatore troverebbe qualcuno disposto ad ascoltare

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Pietrangelo Buttafuoco
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Il torto e il senso. Ed è come dire la Pace e la Guerra. C’è solo rabbia even detta, oggi. E - per dirla con romanticismo non c’è pace tra gli ulivi. Riavvolgiamo però il nastro della nostra memoria e ci rendiamo conto che un Pio La Torre, oggi, sarebbe insultato. Non avrebbe con sé nessuno. Non uno dei due milioni di italiani che con lui dicono no all’istallazione dei missili di Ronald Reagan a Comiso. Andiamo ancora indietro con il nastro ed ecco: non avrebbe parola, anzi, sarebbe ridotto all’obbedienza quel Giorgio La Pira - il sindaco santo - che chiama a sé, a Firenze, sovietici e americani per portarli alla pace. Sarebbe costretto al silenzio. Magari costretto a palare solo di Green Economy.

Ed è come spiegarsi la Pace e la Guerra - volgendo lo sguardo al nostro recente passato - in un modo tutto italiano, ovvero universale, umanistico, cattolico e anche ideologico. Ognuno nel proprio tempo, infatti, un cattolico e un comunista, hanno cercato un senso nel fuoco dei torti del lungo Dopoguerra.

LA TORRE E LA PIRA
Riavvolgiamo il nastro e dunque, sì, diciamolo: avevano torto ma avevano un senso sia La Pira, il cattolico dell’Arno che aiuta l’Italia a farsi ascoltare nel mondo, e sia La Torre, il comunista dei braccianti e degli operai. Padri entrambi della patria, padri di certo per l’Italia del centrosinistra, La Pira e La Torre - ciascuno nel proprio tempo - da testimoni e da martiri scelsero di cercare il buon senso senza mai essere corrivi all’una e all’altra delle proprie e opposte appartenenze. Non, dunque, con l’alleanza occidentale di cui era un convinto fautore il cattolico La Pira.

E non con l’Unione Sovietica il compagno La Torre il cui attivismo di proletario incontrava la sua più ardente identità, quella della Repubblica Italiana, al punto di farsi ammazzare dalla mafia pur di restituire la giustizia agli ultimi. Nel torto, ma con un ben preciso senso, questo il capitolo che riguarda l’impegno dell’uno e dell’altro. Un senso che miri a compensare le tensioni, e non in una tregua ma per svelare la disillusione e l’inutilità di uno strumento politico qual è ormai - nel compimento dell’annientamento planetario - la guerra.

SOMMO ARTISTA
Anche Franco Battiato con i suoi tappeti da preghiera a Baghdad - tra i sufi santi dell’Islam - sarebbe oggi additato alla stregua di un terrorista. L’esempio, adesso, ci porterebbe lontano, nei terreni infiniti dell’umanesimo e dell’afflato spirituale di quel sommo artista, ma la questione che ci riguarda adesso è risolta in una domanda: perché nella scena pubblica, in un’Italia che conosce la vocazione universale, non abbiamo uno come La Pira o uno come La Torre? La storia del primo - legislatore, tra gli artefici della Carta Costituzionale- e quella del secondo, un martire nella storia repubblicana, trovano la più coerente gemmazione nel Pd ma nulla di questa doppia radice affiora e sarebbe comunque fuorviante ragionarla in termini politicanti. Già sapere che due come La Pira e La Torre oggi non avrebbero possibilità alcuna di essere attivi è la più cocente risposta, il segno inequivocabile di un’epoca che toglie di mezzo il senso - la forza della Realpolitik - per dare agio al torto mostruoso del caos.

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