Cerca
Logo
Cerca
+

Censura, ecco tutti i film che oggi non avremmo visto

Esplora:

Daniele Priori
  • a
  • a
  • a

Qualcuno doveva pur farlo. Luca Beatrice e Luigi Mascheroni hanno trovato la pazienza certosina, non negandosi certo neppure il fascino, di mettersi a confronto con mezzo secolo di film italiani, per lo più iconici, che oggi non potrebbero più essere girati. O almeno, anzi, di sicuro, non sarebbero messi in scena così come li abbiamo conosciuti. Perché sarebbero Travolti da un’insolita censura.  Tutto ciò che al cinema non si può più vedere, titolo del docufilm presentato al Torino Film Festival.

Una raccolta che di fatto si è resa necessaria per mettere davvero sotto gli occhi di tutti, attraverso scene madri, famosissime e a tutti note, come in questi dieci lustri non solo sia cambiata la società ma soprattutto come si sia in realtà mutato (non senza una buona dose di ipocrisia) il modo di raccontarla. E proprio il cinema è finito al centro delle pressioni compiute dai profeti del politically correct.  La settima arte, infatti, è quel medium che, proprio perché di natura artistica, si è preso il maggior numero di licenze. Così fa effetto rivedere gli schiaffi diventati veri persino sul set di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, diretto nel 1974 da una donna, la grandissima Lina Wertmüller, che però non esitò a rappresentare la violenza cruda tra l’operaio Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini) e la borghese Raffaella (Mariangela Melato) che, finita sull’isola deserta col bruto proletario, diventa sua preda.

 

 

CARRELLATA DEL PASSATO Peraltro proprio dal titolo di questo film traggono evidente ispirazione i due autori, attenti conoscitori del cinema novecentesco di casa nostra. Bravi anche nel dosare e mixare scene, epoche e personaggi diversi. Nella carrellata non potevano mancare chiaramente i fotogrammi nei quali persino Alberto Sordi diventa cattivo. Violentissimo e geloso come nella scena in cui Albertone si trova a malmenare in maniera davvero cruda, fino a farla sanguinare dal naso, la povera Monica Vitti nel film Amore mio aiutami del 1969. Scene forti che sicuramente un tempo facevano meno rumore di oggi. Del resto allora non c’era il rischio di essere accusati di sessismo, razzismo, abilismo, body shaming e naturalmente omofobia.

 

 

 

Continuando il viaggio nel cinema politicamente scorretto, di Beatrice e Mascheroni troviamo appunto una rassegna di “puttane” e “froci” messi in burla nei cinepanettoni dei fratelli Vanzina di ogni era. Da Tutti al mare dei primi anni 80 alle innumerevoli Vacanze di Natale fino al film in costume SPQR di fine anno 90. Non manca poi neppure l’ironia perfida di Fantozzi sulla bruttezza della figlia “babbuina” o la continua ma non poco sentenziosa e ovviamente maschilista supercazzola del Conte Mascetti (Ugo Tognazzi) e del suo branco di Amici miei. Tognazzi che ritroviamo poi anche alle prese con ridicole lezioni di virilità ne Il vizietto (1978) film cult, tanto quanto La patata bollente (1979) con Renato Pozzetto e Massimo Ranieri sul tema allora davvero off limits dell’omosessualità.

Titoli che ci conducono pressoché al presente con Checco Zalone che nel suo film d’esordio Cado dalle nubi del 2009 canta sbeffeggiando proprio “gli uomini sessuali”. Non meno di quanto fa Roberto Benigni in Non ci resta che piangere dialogando con l’indimenticabile Troisi. In cui il regista de La vita è bella non esita a classificare Cassius Clay come un negro. Roba che oggi, altro che il cinema. Se ci provi ti chiudono le porte persino in quel lazzaretto social che è il Grande Fratello. A proposito di social (e di meme) non poteva mancare la scena cult di Faccione (1991) in cui ancora De Sica e Nadia Rinaldi dopo un fortuito tamponamento ristabiliscono, alla romana, la parità in una scarica di creativi e reciproci insulti, rigorosamente ambosessi, ancora oggi virale su TikTok. 

 

 

Dai blog