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Renato Zero, i sorcini fanno indigestione: un clamoroso piano per il 2024

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Marco Rocchi
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Un Autoritratto lungo 73 anni. Renato Zero “tira le somme” ma al tempo stesso guarda al futuro, immediatamente prossimo. Lo fa presentando il suo nuovo album di inediti: 13 brani dei quali 7 mai ascoltati e 6 registrati nelle esibizioni live dei concerti dello scorso anno Zero70 e Zero a Zero.

Tra questi ci sarà spazio per l’emozionante Un bellissimo niente, ennesimo tributo che il cantautore rivolge al suo pubblico che ormai include tre generazioni. «Io non avrei minimamente sospettato di arrivare a essere quello che sono oggi, con il gradimento di un giovane che per strada mi chiama “Maestro”» ha detto il cantautore romano ieri in trasferta a Milano proprio per presentare il nuovo lavoro all stampa. «È un ruolo che non mi sento di ricoprire, ma ho raggiunto dei traguardi che non avrei mai pensato. Il mio è stato un gioco diventato professione e una specie di pronto soccorso: le canzoni hanno guarito molti mali delle persone».

Concetti ribaditi in altri inediti come Fortunato ad essere Renato, ovviamente. O ancora Avventuriero nel quale il Re dei Sorcini fa la summa filosofica del suo approccio alla vita. Coraggioso, volitivo e mai senza il sostegno di riflessioni (notoriamente anche verbose) nelle quali però il suo pubblico si identifica. Un pubblico che Renato invita a riprendere la parola, a tornare in piazza. Lo aveva fatto anche di recente con un brano di sette anni fa dal titolo Rivoluzione al quale Zero sembra essere particolarmente affezionato. Lo stesso il pubblico che in tutti i concerti, anche negli ultimi due dello scorso anno, lo ha cantato e ballato, tanto quanto gli ever green anni 70 Triangolo e Mi vendo. Il 2024, in tal senso, per Renato rappresenterà esattamente una sintesi perfetta tra futuro è passato. Dove l’avvenire sarà rappresentato dal ritorno in concerto in una nuova tournée che a primavera lo vedrà nuovamente sul palcoscenico nei palazzetti (prima tappa a Firenze dal 2 al 6 marzo 2024 al Nelson Mandela, poi nella sua Roma dal 13 al 21 marzo al Palalottomatica e poi un fiume di date in tutto il Paese con i biglietti in vendita da domani). Uno spettacolo che il Re dei Sorcini annuncia, però, con un aggettivo per lui poco abituale: minimalista.

Significa che ci sarà da riflettere e suonare quella musica nuova e vera che Zero, altra sua battaglia di sempre, vuole libera da computer e autotune. Nonostante proprio ieri (per chi lo conosce non troppo a sorpresa) abbia spezzato una lancia a favore dei trapper. Ingiustificabili i testi violenti ma ancor più necessario andare a scovarne l’origine, secondo Renato: «Non bisogna prendersela con i giovani. Non hanno colpe se all’interno della famiglia hanno vissuto situazioni violente con il padre che insulta la madre o le dà della “zoccoola”. Se questa espressione viene raccolta dai figli, un microfono può essere veicolo involontario di cattiva gestione. Futuro e passato zeriano che in un certo senso si riuniranno nell’operazione parallela (evocativa e mastodontica): la ripubblicazione ogni due settimane, un disco alla volta dal 22 dicembre, dell’opera omnia di Zero, tutta in vinile.

Una ennesima lucidissima follia che Renato ha voluto battezzare Mille e uno Zero. Sarà una sorta di grande juke-box che i sorcini saranno chiamati a comporre come un puzzle, spegnendo la tv e spolverando il romantico giradischi: «Alla tv abbiamo dato tempo e importanza eccessivi. È un giro vizioso, dove non siamo più attori ma spettatori impotenti proprio perché ci manca quel minimo di coraggio che sarebbe necessario per riacquistare identità. La persona è sparita». Con Autoritratto e Mille e uno Zero forse qualcosa si potrà ancora salvare. Varrà la pena crederci e mettersi in ascolto.

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