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La Stampa vuole censurare Elio e le Storie Tese

Luca Beatrice
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Godono i fan della prima ora, quelli che seguivano Elio e le Storie Tese quando avevano prodotto almeno due dischi memorabili dai titoli incomprensibili Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu (LP d’esordio del 1989) e Italyan, Rum Casusu Cikti (1992), invero mai più replicati se parliamo di spirito corrosivo, caustico, volgare e scorretto. Dopo una separazione durata sei anni, il gruppo meneghino non ha resistito al richiamo della reunion, lo chiamano “ritorno sgradito” quello appena partito nei teatri, e giungono a noi come piombati da un altro mondo, molto più bello di quello odierno, dove almeno nell’arte si potevano dire parolacce, evocare scenari scatologici, metafore sessuali a iosa, prese in giro dei luoghi comuni tra uomini e donne anche. Il problema è che ora in diversi si vergognano di aver riso, anzi di essersi sganasciati, per le loro battute, qualcuno si pente addirittura e sostiene che sì vabbè si divertivano ma oggi «alcuni testi che hanno fatto la storia della musica italiana- come sostiene La Stampa - non fanno più ridere», anzi, «si prova un sottile imbarazzo... perché la nostra cultura è cambiata (in peggio). Anche l’umorismo è cambiato (in peggio pure di più)».

 

VITELLO COI PIEDI DI BALSA Elio dovrà dunque cancellare, o quantomeno pulire, alcuni passaggi delle sue migliori canzoni perché qualcuno ha deciso che oggi certe cose non si possono sentire più. Che fine farà l’orsetto ricchione che compariva sul finale del geniale Vitello con i piedi di balsa, dove due ragazzi Giorgio e Piero «incrociarono i loro peni in segno di reciproca stima»? Nemmeno Jorge Luis Borges si era spinto tanto nell’invenzione di animali fantastici. Bocciatissimo, secondo tale aberrante logica del politicamente corretto, tutto il testo di Burattino senza fichi, un Pinocchio fabbricato senza pistulino che trasforma la favola ottocentesca in un film porno: «Se si china la Fata Turchina» lascia poco all’immaginazione, «iaculo grazie al pinnacolo» annuncia quasi in estasi salvo concludere «poi mi metto il grillo in culo». Tra gli storici della letteratura, peraltro, c’è chi sostiene che Collodi fosse gay, quindi a posto. E continuando col porno, bannato pure John Holmes, una vita per il cinema e i suoi «30 centimetri di dimensione artistica» perché oggi la sessualità non si misura dalla possenza del membro che anzi offende la femminilità. Il capolavoro di scorrettezza Elio lo raggiunge in Servi della gleba, geniale analisi imperitura sui rapporti tra uomini e donne, lei che gliela promette e non gliela dà, lui che diventa un tappetino pur di scaricare «quegli ettolitri di sbubba». «Allora come è andata con la tipa? Hai pucciato il biscotto, almeno hai limonato?», gli chiede l’amico curioso e lui, già rassegnato al due di picche risponde, «lei non è come tutte le altre». Ma quando mai. Infatti lei esce con Tafano e lui resta con un’ultima domanda per riconquistarla, «vuoi che mi metta una scopa nel culo e ti ramazzi la stanza?». Senza dimenticare l’evocazione scatologica, quel «dirigibile marrone senza elica e timone dentro me», farà un po’ schifo ma rende l’idea. Ma anche «Ragazza che limoni sola».

 


Queste canzoni le ho imparate a memoria, sono dei must almeno quanto gli spoken degli Squallor tipo, «Berta, vieni giù puttana... c’ho un toro nelle mutande», eppure c’è chi ne pretende una revisione aggiornata al presente. L’ipotesi rasenta la follia quando viene chiesto di evitare Born to be Abramo, a suo tempo cialtronesca citazione di Patrick Hernandez, «che invoca Jahvé - dice la giornalista del quotidiano torinese, un tempo ragionevole- nei giorni in cui la cronaca ci restituisce notizie dell’orrore di bambini ammazzati e speranze trucidate nel Medio Oriente in guerra». Ma davvero state dicendo questo? E siete sicuri di stare bene? Ricordando a chi si è distratto che la censura vige solo nei regimi totalitari, non in democrazia, seve citare il post del tastierista degli Elio, Rocco Tanica (su X). «Se qualcuno è capace di un ragionamento del genere siamo messi tanto, tanto, tanto ma tanto male. Born to Be Abramo e i bambini trucidati. Il problema della parola ricchione. Da TSO. Anzi TSF, se no evoca i lager».

 

 

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