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Prima alla Scala, l'ex moglie di Calderoli con le chiavi di Elena Cecchettin

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Un flop la contestazione politica a Ignazio La Russa, un successo (inatteso) l'omaggio delle donne del pubblico della Prima alla Scala a Giulia Cecchettin e a Giulia Tramontano. Alcune signore del pubblico hanno ricordato tutte le vittime del femminicidio indossando un abito o un accessorio rosso, sfatando così la tradizione che vieta questo colore a teatro. Un "azzardo" per mandare un messaggio fortissimo contro la violenza sulle donne.

Tra le protagoniste dell'iniziativa si segnala Sabina Negri, drammaturga ed ex moglie del big della Lega Roberto Calderoli, celebre già nelle scorse edizioni della Prima per i suoi look estrosi che non l'hanno mai fatta passare inosservata nel foyer del Piermarini, sempre affollato di vip. L'ex signora Calderoli ha indossato delle scarpe rosse e davanti gli altri spettatori, in favore di telecamere e macchine fotografiche ha tirato fuori le chiavi dalla borsa per "fare rumore".

 

 

 

Un riferimento diretto a quanto chiesto dalla sorella di Giulia, Elena Cecchettin, e a quanto accaduto martedì nel sagrato della basilica di Santa Giustina a Padova, al termine dei funerali della 22enne di Vigonovo ucciso dall'ex fidanzato Filippo Turetta. "Lo dico col cuore, lo dico perché ci credo - le parole della Negri -: basta violenza, basta donne ammazzate per tutte le Giulie che sono nel nostro cuore". Non era la sola, comunque. Il chirurgo plastico Dvora Ancona si è fatta realizzare un abito rosso da Antonio Riva, mentre una signora si è presentata invece con un segno rosso sul viso.

 

 

 

Ad agitare la vigilia della Prima del Don Carlo di Verdi erano i timori di contestazioni alle autorità presenti alla Scala. Tutto molto contenuto: si sono registrati solo un paio di urli, prima "Viva l'Italia antifascista" poi "No al fascismo", al termine dell'inno di Mameli, partito dal loggione. "Un grido decontestualizzato", lo ha definito l'assessora lombarda Barbara Mazzali. "Ignazio La Russa è la seconda carica dello Stato, trovo di cattivo gusto che accadano fatti simili in una serata dedicata a Milano".

 

 

 

Smorza le polemiche l'assessore milanese alla Cultura Tommaso Sacchi: "La presenza nel palco reale di Liliana Segre è un segnale bellissimo". Anche se sull'urlo chiosa: "Non ho mai fatto mistero delle mie posizioni, sono nipote di due partigiani, l'antifascismo lo pratico quotidianamente".

 

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